Dolore cronico

DiJames C. Watson, MD, Mayo Clinic College of Medicine and Science
Revisionato/Rivisto giu 2022
CONSULTA LA VERSIONE PER I PROFESSIONISTI
I fatti in Breve

Il dolore cronico perdura o si ripresenta per mesi o anni.

Solitamente il dolore è considerato cronico in una di queste condizioni:

  • Dura da oltre 3 mesi

  • Dura da oltre 1 mese dopo la risoluzione della lesione o del problema che lo ha originato

  • È ricorrente da mesi o anni

  • È associato a un disturbo cronico (come un tumore, l’artrite, il diabete o la fibromialgia) oppure a una lesione che non guarisce

(Vedere anche Panoramica sul dolore.)

Il dolore cronico talvolta si manifesta quando i nervi diventano più sensibili al dolore. Ad esempio, la causa originale del dolore potrebbe stimolare ripetutamente le fibre e le cellule nervose che rilevano, inviano e ricevono i segnali del dolore. La stimolazione ripetuta può cambiare la struttura delle fibre e delle cellule nervose (il cosiddetto rimodellamento) o renderle più attive. Di conseguenza, il dolore può derivare da una stimolazione che in condizioni normali potrebbe non essere dolorosa, oppure lo stimolo doloroso può essere avvertito come più intenso. Questo effetto è chiamato sensibilizzazione.

Inoltre, aree di tessuto muscolare o connettivo possono diventare molto sensibili e doloranti al tatto. Queste aree sono chiamate trigger point, perché toccandole si scatena spesso dolore inspiegato che si irradia ad altre zone del corpo.

Sapevate che...

  • Il dolore cronico talvolta si manifesta quando la causa originaria del dolore stimola ripetutamente i nervi e tale stimolazione può modificare fisicamente il sistema nervoso in modi che peggiorano il dolore lo fanno durare più a lungo.

I disturbi cronici (come i tumori, l’artrite, il diabete o la fibromialgia) possono provocare dolore cronico. Il dolore cronico può derivare anche da una lesione, anche lieve se le fibre e le cellule nervose sono diventate sensibilizzate.

Ansia, depressione e altri fattori psicologici possono aiutare a spiegare perché alcune persone avvertono il dolore in modo più spiacevole di altre e perché il dolore limiti le loro attività in modo maggiore. Ad esempio, le persone che soffrono di dolore cronico, sanno che ritornerà e provano paura e ansia quando lo anticipano. La paura e l’ansia possono anche ridurre la produzione di sostanze che diminuiscono la sensibilità al dolore delle cellule nervose. Questi cambiamenti nella sensibilità al dolore spiegano perché il dolore persiste dopo averne risolto la causa e perché il dolore viene avvertito in modo più intenso di quanto ci si aspetta.

Talvolta la causa originaria del dolore è ovvia: ad esempio, quando un soggetto ha subito una lesione che ha condotto a una lombalgia cronica. Oppure la causa può essere sconosciuta: ad esempio, quando un soggetto presenta una cefalea cronica.

Sintomi del dolore cronico

Il dolore cronico può manifestarsi in differenti parti del corpo in persone diverse (ad esempio può interessare la schiena in una persona e le dita in un’altra). Inoltre, la sensazione di dolore può essere diversa. Ad esempio, il dolore può sembrare pulsante, trafittivo, urente o pungente. Il dolore può essere costante o intermittente e la sua intensità può variare.

Inoltre, spesso chi soffre di dolore cronico si sente stanco, ha problemi a dormire, soffre di inappetenza e/o perde il senso del gusto e perde peso. Il desiderio sessuale può ridursi. Questi problemi si sviluppano gradualmente. Il dolore costante può impedire alle persone di svolgere attività solitamente gradevoli. Possono diventare depresse e ansiose. Possono smettere di svolgere attività, isolarsi dal punto di vista sociale e preoccuparsi della propria salute fisica.

Diagnosi del dolore cronico

  • Valutazione medica

  • Talvolta, una valutazione della salute mentale

Il medico valuta attentamente la persona per identificare la causa del dolore e le sue ripercussioni sulla vita quotidiana. In assenza di una causa identificata, il medico si concentra ad alleviare il dolore e aiutare la persona a vivere meglio.

Il medico chiede alla persona se si sente depressa, se è ansiosa e se dorme bene. L’identificazione di questi sintomi è fondamentale perché possono peggiorare il dolore e, se presenti, vanno trattati se si intende trattare efficacemente il dolore. Potrebbe rendersi necessaria una valutazione formale della salute mentale.

Trattamento del dolore cronico

  • Farmaci per alleviare il dolore

  • Metodi fisici (come la fisioterapia)

  • Psicoterapia e terapia comportamentale

Se viene identificata la causa del dolore cronico, viene trattata.

Il trattamento del dolore cronico può prevedere quanto segue:

Se il trattamento si rivela inefficace, il medico può inviare il paziente a una clinica del dolore.

Farmaci

Nella maggior parte delle persone che assume antidolorifici (analgesici) a causa di dolore cronico, l’intensità del dolore varia durante la giornata. L’intensità varia in base a diversi fattori, come i seguenti:

  • Le caratteristiche dei nervi interessati (per esempio, quanto rapidamente inviano i segnali e dove sono localizzati)

  • Attività che possono provocare dolore (come muovere o toccare la parte interessata)

  • Stress

  • Dosaggio o posologia degli antidolorifici

A seconda dell’intensità del dolore, possono venire utilizzati i seguenti farmaci per trattare il dolore cronico:

Talvolta, una combinazione di farmaci può alleviare il dolore in modo più efficace di un singolo farmaco.

Il dolore cronico viene solitamente trattato inizialmente con paracetamolo o con farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), come l’ibuprofene o il naprossene. I FANS non solo alleviano il dolore, ma possono anche ridurre l’infiammazione che spesso si associa al sintomo e lo peggiora. Tuttavia, se assunti ad alte dosi o per un lungo periodo di tempo, i FANS possono avere gravi effetti collaterali, tra cui irritazione della mucosa gastrica, aumento della tendenza al sanguinamento, problemi renali e aumento del rischio di disturbi cardiaci e vascolari (cardiovascolari).

Gli adiuvanti analgesici sono comunemente utilizzati per trattare il dolore cronico. Si ritiene che questi farmaci funzionino modificando il modo in cui i nervi elaborano il dolore (piuttosto che interromperne direttamente la sensazione).

Gli adiuvanti analgesici usati più comunemente per il dolore sono

Gli oppioidi vengono utilizzati solo se altri farmaci e trattamenti (come la fisioterapia) non sono stati efficaci. L’uso di oppioidi è limitato perché possono avere effetti collaterali, come un disturbo da uso di oppioidi (dipendenza), rallentamento della respirazione (depressione respiratoria) e morte dovuta a sovradosaggio. Gli oppioidi sono usati prevalentemente per trattare un dolore da moderato a grave dovuto a tumori o ad altre patologie che accorciano l’aspettativa di vita (malattie terminali). Gli oppioidi sono utilizzati anche nell’ambito delle cure palliative per i pazienti in fase terminale.

Prima di prescrivere oppioidi per qualsiasi tipo di dolore cronico, il medico prende in considerazione:

  • Qual è il consueto approccio terapeutico

  • Se esistono altri trattamenti che è possibile utilizzare

  • Se il soggetto è ad alto rischio di effetti collaterali da oppioidi

  • Se il soggetto è a rischio di uso improprio o abuso di un farmaco oppioide, oppure se potrebbe usarlo per altri scopi (ad esempio venderlo)

È anche possibile che il medico rinvii il paziente a uno specialista del dolore o a un professionista sanitario della salute mentale esperto nell’uso improprio di sostanze, se il rischio di problemi è alto. Per esempio, chi ha avuto un problema di dipendenza solitamente ha bisogno di consulenza.

Quando gli oppioidi vengono prescritti per il dolore cronico, i medici spiegano al soggetto la natura del suo disturbo (se noto) e i rischi e i benefici di altri possibili trattamenti, tra cui i farmaci non oppioidi, e di nessun trattamento. I medici chiedono al paziente quali sono i suoi obiettivi e le sue aspettative. Di solito forniscono al soggetto informazioni per iscritto che descrivono i rischi correlati all’assunzione di oppioidi. Una volta che la persona ha discusso queste informazioni con il proprio medico e le ha comprese, le viene chiesto di firmare un documento di consenso informato.

Quando i medici prescrivono un oppioide per il dolore cronico, spiegano i rischi e gli effetti collaterali degli oppioidi. Si consiglia ai pazienti

  • Di non bere alcol o assumere farmaci ansiolitici o sonniferi durante l’assunzione di oppioidi

  • Di assumere la dose raccomandata agli orari raccomandati e di non cambiare la dose

  • Di conservare l’oppioide in un luogo sicuro

  • Di non condividere l’oppioide con nessuno

  • Di contattare il medico se il farmaco provoca sonnolenza o altri effetti collaterali (come stato confusionale, stipsi o nausea)

  • Di smaltire le compresse non utilizzate come indicato

  • Di tenere il naloxone (un antidoto agli oppioidi) a portata di mano e insegnare ai familiari e imparare a somministrarlo qualora si verifichi un’overdose da oppioidi

Se viene prescritto un oppioide, i medici adottano le normali pratiche per garantire la sicurezza del paziente. In genere, i medici chiedono alla persona di farsi prescrivere oppioidi solo da un medico e di recarsi sempre nella stessa farmacia. Vedono spesso il paziente per le visite di controllo e monitorano l’uso del farmaco per assicurarsi che sia sicuro ed efficace. Ad esempio, i medici possono analizzare periodicamente le urine del soggetto per stabilire se il farmaco viene assunto correttamente. Inoltre chiedono al paziente di firmare un accordo che specifica le condizioni necessarie per l’uso degli oppioidi, inclusi gli eventuali controlli necessari.

Nei soggetti con dolore dovuto a tumori o a un’altra malattia terminale, le preoccupazioni circa gli effetti collaterali non devono limitare l’uso di oppioidi in quanto di solito possono essere prevenuti o trattati e la dipendenza è un problema minore.

Fisioterapia o terapia occupazionale

I fisioterapisti o i terapisti occupazionali usano varie tecniche per tentare di alleviare il dolore cronico e aiutare le persone a funzionare meglio. Se sono presenti trigger point, gli operatori possono usare uno spray per raffreddare la zona, poi allungano il muscolo. Questo metodo (chiamato stretch e spray) può aiutare ad alleviare il dolore. Indossare un’ortesi (un dispositivo che sostiene le articolazioni, i legamenti, i tendini, i muscoli e le ossa lesi) è utile in alcune persone.

Talvolta aiuta fare esercizi o aumentare il livello di attività. Per esempio, camminare regolarmente può aiutare ad alleviare la lombalgia più efficacemente del riposo a letto.

I fisioterapisti e i terapisti occupazionali possono aiutare le persone con dolore cronico a trovare dei modi per svolgere le attività quotidiane con meno dolore.

Medicina complementare e integrativa

Per trattare il dolore cronico si può ricorrere alla medicina complementare e integrativa. Per esempio, i medici possono suggerire una o più delle seguenti opzioni:

Assistenza psicologica e tecniche comportamentali

Varie tecniche (come tecniche di rilassamento, di distrazione, ipnosi e biofeedback) possono aiutare a controllare il dolore. Le tecniche di distrazione possono utilizzare immaginazione guidata. Per esempio, si istruiscono i soggetti a immaginare una scena rilassante e confortevole, come riposarsi su una spiaggia o essere sdraiati su un’amaca.

L’assistenza psicologica o la psicoterapia possono aiutare alcune persone a funzionare meglio, anche se non riducono il dolore. I medici possono raccomandare modi specifici per un graduale incremento delle attività fisiche e sociali. Viene consigliato di non lasciare che il dolore interferisca con la propria determinazione a funzionare meglio. Con questo approccio, molte persone riferiscono una diminuzione del dolore. I medici lodano i progressi, incoraggiano le persona a continuare a migliorare e continuano a trattare il dolore come necessario.

Il medico può inoltre rivolgersi a familiari o colleghi per scoraggiare comportamenti che continuano a mantenere la persona concentrata sul dolore. Per esempio, non devono informarsi continuamente sulla salute del soggetto o insistere che non svolga alcuna faccenda.

Blocco nervoso

Il blocco nervoso viene spesso usato per trattare il dolore dovuto al danneggiamento di un grande nervo specifico. In questo intervento una via nervosa che trasmette i segnali del dolore viene interrotta in uno dei seguenti modi:

  • Iniezione di un anestetico locale nell’area circostante i nervi per impedire che inviino i segnali dolorosi (i medici si avvalgono solitamente dell’ecografia per localizzare i nervi da trattare)

  • Iniezione nell’area circostante aggregati di cellule nervose chiamati gangli situati in prossimità per aiutare a regolare la trasmissione dei segnali dolorosi

  • Iniezione di una sostanza caustica (come il fenolo) in un nervo per distruggerlo

  • Congelamento del nervo (crioterapia)

  • Bruciatura del nervo con una sonda a radiofrequenza

I blocchi nervosi sono spesso utilizzati per trattare la lombalgia causata dalla pressione (compressione) sui nervi spinali (che collegano il midollo spinale ad altre parti del corpo). Il blocco nervoso può essere usato anche per trattare un grave dolore oncologico in fase terminale e un grave dolore neuropatico persistente non alleviato dai farmaci.

Programmi di riabilitazione per il dolore

I medici possono raccomandare un programma di riabilitazione per il dolore ai soggetti con dolore cronico. Questi programmi sono gestiti da un’equipe interdisciplinare che comprende psicologi, fisioterapisti, medici, infermieri e talvolta terapisti occupazionali e medici di medicina integrativa. I programmi comprendono formazione, terapia cognitivo-comportamentale, fisioterapia, semplificazione del regime farmacologico e, talvolta, una graduale riduzione dell’uso di antidolorifici. I programmi si concentrano su:

  • Ripristino della funzione

  • Miglioramento della qualità della vita

  • Aiutare i soggetti ad avere il controllo della propria vita nonostante il dolore cronico