Travaglio pretermine

DiAntonette T. Dulay, MD, Main Line Health System
Revisionato/Rivisto apr 2024
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Il travaglio che inizia prima di 37 settimane è considerato pretermine.

  • I bambini nati prematuramente possono avere gravi problemi di salute.

  • La diagnosi di travaglio pretermine generalmente è ovvia sulla base dei segni di avvio del travaglio prima delle 37 settimane di gestazione.

  • Per ritardarlo si possono adottare misure come riposo e talvolta farmaci.

  • Possono essere necessari anche antibiotici o corticosteroidi.

Non è ben nota la causa del travaglio pretermine, anche se certe condizioni possono favorirlo:

Uno stile di vita sano durante la gravidanza può contribuire a ridurre il rischio di travaglio pretermine, analogamente a visite costanti dal medico o dall’ostetrica, che sono in grado di identificare precocemente la presenza di eventuali problemi.

I bambini nati prematuramente possono avere gravi problemi di salute, come un’emorragia cerebrale. Se si verifica un’emorragia cerebrale, è possibile che il cervello non si sviluppi normalmente, causando problemi come la paralisi cerebrale. I medici, quindi, tentano di evitare o interrompere il travaglio che inizi prima della 34º settimana di gestazione. Il travaglio pretermine è difficile da interrompere.

Diagnosi del travaglio pretermine

  • Valutazione medica

La diagnosi di travaglio pretermine si basa sui segni di avvio del travaglio e sulla durata della gravidanza. Molte donne con contrazioni pretermine non sono in travaglio e alcune donne con diagnosi di travaglio pretermine non progrediscono al parto.

Possono essere prelevati campioni dalla cervice, dalla vagina e dall’ano per la coltura e l’analisi, che possono evidenziare infezioni specifiche quali cause del travaglio pretermine.

Un campione di urine può essere analizzato e sottoposto a coltura (sottoposto a condizioni che favoriscono la crescita dei microrganismi) per verificare la presenza di infezioni vescicali e renali.

Trattamento del travaglio pretermine

  • A volte lasciare che il travaglio continui

  • Antibiotici fino a quando si escluda un’infezione

  • Se è necessario ritardare il travaglio, riposo, somministrazione di liquidi, farmaci che rallentano il travaglio e corticosteroidi

In caso di sanguinamento vaginale o di rottura delle membrane in cui è contenuto il feto, è spesso preferibile non interromperlo.

Se non si verifica un sanguinamento vaginale e le membrane non perdono liquido amniotico (il liquido che circonda il feto nell’utero), si invita la paziente a riposare e a limitare il più possibile le sue attività, preferibilmente a quelle sedentarie. Vengono somministrati liquidi e possibilmente farmaci in grado di rallentare il travaglio. Spesso tali procedure sono efficaci per un breve periodo.

I farmaci in grado di rallentare il travaglio comprendono:

  • Calcio-antagonisti: di solito utilizzati per trattare l’ipertensione arteriosa; talvolta causano cefalea e ipotensione nella donna

  • Inibitori delle prostaglandine: possono ridurre temporaneamente la quantità di liquido amniotico; non vengono utilizzati dopo la 32º settimana di gestazione, perché possono causare problemi cardiaci e danno renale al feto

Finché non si ottengono i risultati della coltura, la donna deve assumere antibiotici, che vanno sospesi in caso di risultato negativo.

Se la cervice si apre (dilata) di oltre 5 cm, il travaglio spesso continua fino alla nascita del bambino.

Se la rottura delle membrane avviene tra 23 e 34 settimane di gestazione, vengono somministrati corticosteroidi per favorire la maturazione dei polmoni del feto, salvo si preveda un parto imminente. I medici valutano anche la somministrazione di corticosteroidi in caso di rottura delle membrane tra 34 e 37 settimane di gestazione se la donna è a rischio di parto pretermine e non ha ricevuto corticosteroidi precedentemente durante la gravidanza.

I corticosteroidi aiutano i polmoni del feto e altri organi a maturare più rapidamente. Riducono inoltre il rischio per il neonato di avere difficoltà respiratorie (sindrome da distress respiratorio neonatale) o altri problemi correlati alla prematurità dopo la nascita.

Se la gravidanza è inferiore alle 32 settimane, potrebbe essere somministrato solfato di magnesio per via endovenosa. Questo farmaco sembra ridurre il rischio di emorragia cerebrale e i conseguenti problemi di sviluppo cerebrale del neonato, come ad esempio paralisi cerebrale.