La schizofrenia è caratterizzata da psicosi (perdita del contatto con la realtà); i sintomi includono allucinazioni (false percezioni), deliri (falsi convincimenti), linguaggio e comportamento motorio disorganizzati, sintomi negativi (appiattimento dell'affettività, manifestazioni emotive ridotte), deficit cognitivi (compromissione del ragionamento e della capacità di soluzione dei problemi) e malfunzionamento occupazionale e sociale. La causa è sconosciuta, ma vi è una forte evidenza di una componente genetica e ambientale. I sintomi di solito esordiscono nell'adolescenza o nella prima età adulta. Uno o più episodi sintomatici devono persistere ≥ 6 mesi prima che venga posta la diagnosi. Il trattamento consiste in farmaci antipsicotici, terapia cognitiva e riabilitazione psicosociale. La diagnosi precoce e il trattamento precoce migliorano il funzionamento a lungo termine.
Le psicosi riguardano sintomi come deliri, allucinazioni, pensiero e linguaggio disorganizzati e comportamento motorio bizzarro ed inadeguato (compresa catatonia) che indicano perdita di contatto con la realtà.
In tutto il mondo, la prevalenza della schizofrenia nel corso della vita è di circa lo 0,7% (1, 2). La percentuale è paragonabile tra uomini e donne e relativamente costante attraverso le diverse culture. Ambiente urbano, povertà, traumi infantili, abbandono e infezioni prenatali sono fattori di rischio e c'è una predisposizione genetica. La condizione inizia nella tarda adolescenza e dura tutta la vita, tipicamente con scarsa funzione psicosociale.
Nelle donne, l'età media di esordio è tra la metà e la fine dei 20 anni, con un picco aggiuntivo di diagnosi nei 30 anni (3, 4). Negli uomini, sebbene l'età media di esordio sia tra l'inizio e la metà dei 20 anni, fino al 40% ha il primo episodio prima dei 20 anni. L'esordio durante l'infanzia è raro; può insorgere anche nella prima adolescenza o nella tarda età adulta (in tal caso prende talvolta il nome di parafrenia).
Riferimenti
1. McGrath J, Saha S, Chant D, Welham J. Schizophrenia: a concise overview of incidence, prevalence, and mortality. Epidemiol Rev. 2008;30:67-76. doi:10.1093/epirev/mxn001
2. Keepers GA, Fochtmann LJ, Anzia JM, et al. The American Psychiatric Association Practice Guideline for the Treatment of Patients With Schizophrenia. Am J Psychiatry. 2020;177(9):868-872. doi:10.1176/appi.ajp.2020.177901
3. van der Werf M, Hanssen M, Köhler S, et al. Systematic review and collaborative recalculation of 133,693 incident cases of schizophrenia. Psychol Med. 2014;44(1):9-16. doi:10.1017/S0033291712002796
4. Ballageer T, Malla A, Manchanda R, Takhar J, Haricharan R. Is adolescent-onset first-episode psychosis different from adult onset?. J Am Acad Child Adolesc Psychiatry. 2005;44(8):782-789. doi:10.1097/01.chi.0000164591.55942.ea
Eziologia della schizofrenia
Anche se la sua causa e meccanismi specifici sono sconosciuti, la schizofrenia ha una base biologica, come dimostrato dalle seguenti evidenze
Alterazioni nella struttura cerebrale (p. es., aumento di volume dei ventricoli cerebrali, assottigliamento della corteccia, diminuzione dell'ippocampo anteriore e di altre regioni cerebrali)
Variazioni nella neurochimica, in particolare l'attività alterata nei marker della trasmissione della dopamina e del glutammato
Ereditabilità significativa (60-80%), con molteplici fattori di rischio genetici e ambientali (1, 2)
Alcuni esperti sostengono che la schizofrenia sia associata a vulnerabilità del neurosviluppo e che l'insorgenza, la remissione e la ricorrenza dei sintomi siano il risultato delle interazioni tra queste vulnerabilità permanenti e gli eventi stressanti ambientali.
Vulnerabilità del neurosviluppo
Sebbene la schizofrenia si manifesti raramente nella prima infanzia, i fattori dell'infanzia influenzano l'insorgenza della malattia in età adulta. Questi fattori comprendono
Predisposizione genetica
Complicazioni intrauterine, al parto o post-natali
Infezioni virali del sistema nervoso centrale
Trauma infantile e abbandono
Sebbene molti soggetti con schizofrenia non mostrino un'anamnesi familiare positiva per questo disturbo, si ritiene che siano fortemente implicati fattori genetici. I soggetti con un parente di primo grado affetto da schizofrenia hanno una probabilità da 5 a 11 volte maggiore di sviluppare il disturbo rispetto alla popolazione generale (3). I gemelli monozigoti con schizofrenia hanno una concordanza (il rischio che l'altro gemello abbia la malattia) del 41-79% (4). Gli studi di associazione genome-wide dimostrano associazioni con molteplici geni eccitatori e inibitori espressi principalmente nei neuroni (2).
Molteplici fattori familiari, prenatali e perinatali sono stati associati a un rischio aumentato di schizofrenia; sono stati notati anche fattori protettivi (5).
I fattori di rischio forti (odds ratio ≥ 2) includono:
Qualsiasi psicopatologia materna o paterna (la psicosi materna è il fattore più forte con un odds ratio > 7)
Stress materno
Rottura prematura delle membrane
Polidramnios
Malformazioni congenite
I fattori di rischio più deboli ma ancora significativi (odds ratio > 1 ma < 2) includono:
Età materna < 20 o 30-34 anni
Età paterna < 20 o > 35 anni
Multiparità materna (≥ 3 gravidanze)
Ipertensione materna
Infezioni materne, incluso herpes simplex 2
Assistenza prenatale subottimale
Carestia o malnutrizione durante la gravidanza
Nascita in inverno o all'inizio della primavera (nell'emisfero settentrionale)
Ipossia perinatale e altre complicazioni ostetriche
Peso alla nascita < 3 kg, lunghezza alla nascita < 49 cm, o piccolo per l'età gestazionale
I fattori protettivi (odds ratio < 1) includono:
Età materna da 20 a 24 o da 25 a 29 anni
Nulliparità materna
Peso alla nascita ≥ 3,5 kg
Test neurobiologici e neuropsichiatrici indicano che i pazienti schizofrenici manifestano più frequentemente, rispetto alla popolazione generale, anomalie dei movimenti oculari di inseguimento, compromissione cognitiva e dell'attenzione e deficit della soppressione somato-sensoriale (6). Tali segni si possono presentare anche tra i parenti di 1º grado dei soggetti con schizofrenia, e anche in pazienti con molti altri disturbi psicotici, e possono rappresentare una componente ereditaria della vulnerabilità. La comunanza di queste scoperte tra i disturbi psicotici suggerisce che le nostre categorie diagnostiche convenzionali non riflettono le distinzioni biologiche sottostanti le psicosi.
Fattori di stress ambientali
I fattori di stress ambientali possono innescare l'esordio o la recidiva dei sintomi psicotici nelle persone vulnerabili. I fattori stressanti possono essere soprattutto di tipo farmacologico (p. es., uso di sostanze, soprattutto cannabis) (7) o sociale (p. es., perdita di lavoro o impoverimento, allontanamento da casa per studiare all'università, fine di una relazione sentimentale, arruolamento nelle forze armate). Vi sono prove emergenti che gli eventi ambientali possono avviare cambiamenti epigenetici che potrebbero influenzare la trascrizione genica e l'insorgenza della malattia (8).
I fattori protettivi che possono mitigare l'impatto dello stress sulla formazione o sull'esacerbazione dei sintomi comprendono un forte supporto psicosociale, abilità di gestione ben sviluppate delle difficoltà e farmaci antipsicotici.
Riferimenti relativi all'eziologia
1. Schizophrenia Working Group of the Psychiatric Genomics Consortium. Biological insights from 108 schizophrenia-associated genetic loci. Nature. 511(7510):421-427, 2014. doi: 10.1038/nature13595
2. Trubetskoy V, Pardiñas AF, Qi T, et al. Mapping genomic loci implicates genes and synaptic biology in schizophrenia. Nature. 2022;604(7906):502-508. doi:10.1038/s41586-022-04434-5
3. Huang J, Perlis RH, Lee PH, et al. Cross-disorder genomewide analysis of schizophrenia, bipolar disorder, and depression. Am J Psychiatry. 2010;167(10):1254-1263. doi:10.1176/appi.ajp.2010.09091335
4. Stern S, Zhang L, Wang M, et al. Monozygotic twins discordant for schizophrenia differ in maturation and synaptic transmission. Mol Psychiatry. 2024;29(10):3208-3222. doi:10.1038/s41380-024-02561-1
5. Davies C, Segre G, Estradé A, et al. Prenatal and perinatal risk and protective factors for psychosis: a systematic review and meta-analysis. Lancet Psychiatry. 2020 May;7(5):399-410. doi: 10.1016/S2215-0366(20)30057-2
6. Keshavan MS, Tandon R, Boutros NN, Nasrallah HA. Schizophrenia, "just the facts": what we know in 2008 Part 3: neurobiology. Schizophr Res. 2008;106(2-3):89-107. doi:10.1016/j.schres.2008.07.020
7. D'Souza DC, DiForti M, Ganesh S, et al. Consensus paper of the WFSBP task force on cannabis, cannabinoids and psychosis. World J Biol Psychiatry. 2022;23(10):719-742. doi:10.1080/15622975.2022.2038797
8. Smigielski L, Jagannath V, Rössler W, et al. Epigenetic mechanisms in schizophrenia and other psychotic disorders: a systematic review of empirical human findings. Mol Psychiatry. 2020;25(8):1718-1748. doi:10.1038/s41380-019-0601-3
Sintomatologia della schizofrenia
La schizofrenia è una malattia cronica che può progredire attraverso diverse fasi, sebbene la durata e le caratteristiche delle fasi possano variare. I pazienti affetti da schizofrenia tendono ad avere sintomi psicotici per mesi o anni prima di presentarsi per cure mediche.
I sintomi della schizofrenia comunemente compromettono l'esecuzione di complesse e difficili funzioni cognitive e motorie; quindi, i sintomi spesso interferiscono in modo marcato con il lavoro, con le relazioni sociali e con la cura di sé. Le conseguenze più frequenti sono la disoccupazione, l'isolamento, gli impatti negativi sulle relazioni interpersonali e lo scadimento della qualità di vita.
Fasi nella schizofrenia
Nella fase premorbosa gli individui possono non mostrare sintomi o possono manifestare compromissione delle competenze sociali, lieve disorganizzazione cognitiva o distorsioni percettive, diminuita capacità di provare piacere (anedonia) e altri deficit generali di gestione. Tali tratti possono essere lievi e riconosciuti soltanto a posteriori o possono essere più evidenti, con compromissione del funzionamento sociale, scolastico e professionale.
Nella fase prodromica, i sintomi subclinici possono emergere; si manifestano ritiro o isolamento, irritabilità, sospettosità, pensieri insoliti, percezioni distorte e disorganizzazione (1). L'esordio della schizofrenia (deliri e allucinazioni) può essere acuto (nell'arco di giorni o settimane) oppure lento e insidioso (diversi anni). Ma, anche in una fase prodromica avanzata, solo una frazione di quelli con sintomi subclinici (20-40%) tende a convertirsi in schizofrenia completa (2, 3).
Nella fase iniziale della psicosi, i sintomi sono attivi e spesso peggiori.
Nella fase centrale, i periodi sintomatici possono essere episodici (con esacerbazioni e remissioni ben identificabili) o continui; i deficit funzionali tendono a peggiorare.
Nella fase tardiva di malattia, lo schema di malattia può diventare stabile ma vi è una variabilità considerevole; l'invalidità può stabilizzarsi, peggiorare o addirittura diminuire.
Categorie sintomatologiche nella schizofrenia
In generale, i sintomi sono classificati come segue:
Deliri
Allucinazioni
Pensieri e linguaggio disorganizzati
Comportamento motorio disorganizzato (inclusa catatonia)
Sintomi negativi: diminuzione o perdita delle funzioni normali e dell'affettività
Compromissioni cognitive: deficit della memoria, dell'elaborazione delle informazioni e nella risoluzione dei problemi
I deliri sono convinzioni erronee che sono mantenute nonostante chiare prove contraddittorie. Esistono svariati tipi di deliri:
Deliri persecutori: i pazienti credono di essere tormentati, seguiti, imbrogliati o spiati.
Deliri di riferimento: i pazienti sono convinti che passi di libri, quotidiani, testi di canzoni o altri stimoli ambientali siano diretti a loro.
Deliri di furto o innesto del pensiero: i pazienti credono che altri possano leggere la loro mente, che i loro pensieri vengano trasmessi agli altri o che i pensieri e gli impulsi vengano loro imposti da forze esterne
I deliri nella schizofrenia tendono a essere bizzarri, ossia, ben poco plausibili e non derivati da esperienze di vita comune (p. es., credere che qualcuno abbia rimosso i loro organi interni, senza lasciare una cicatrice).
Le allucinazioni sono percezioni sensoriali che non sono percepite da nessun altro. Possono essere uditive, visive, olfattive, gustative o tattili, ma le allucinazioni uditive sono le più frequenti. I pazienti possono udire voci che commentano il loro comportamento, che conversano una con l'altra oppure che fanno commenti critici e offensivi. Deliri e allucinazioni possono essere estremamente irritanti per i pazienti.
Il pensiero disorganizzato implica un discorso divagante e non finalizzato che passa da un argomento all'altro. L'eloquio può variare da una disorganizzazione lieve sino all'incoerenza e all'incomprensibilità.
Il comportamento disorganizzato può comprendere stupidità di tipo infantile, agitazione e inadeguatezza dell'aspetto, dell'igiene o della condotta. La catatonia è un comportamento estremo di bizzarria, che può comportare il mantenimento di una postura rigida e la resistenza agli sforzi di essere mossi oppure la messa in atto di un'attività motoria afinalistica e indipendente da stimoli.
I sintomi negativi (deficit) comprendono
Appiattimento affettivo: il volto del paziente appare immobile, con scarso contatto oculare e mancanza di espressività.
Alogia (povertà dell'eloquio): il paziente parla poco e fornisce risposte succinte alle domande, creando l'impressione di vacuità interiore
Anedonia: vi è mancanza di interesse nelle attività e aumento di attività afinalistiche.
Asocialità: vi è una mancanza di interesse nelle relazioni umane.
Abulia (Avolizione): mancanza di motivazione e ridotto desiderio per attività finalizzate.
I sintomi negativi conducono spesso a scarsa motivazione e a una riduzione dell'intenzionalità e degli obiettivi.
I deficit cognitivi comprendono la compromissione di quanto segue:
Attenzione
Velocità di elaborazione
Memoria di lavoro e dichiarativa
Pensiero astratto
Risoluzione di problemi
Comprensione delle interazioni sociali
Il pensiero del paziente può essere rigido e la sua capacità di risolvere i problemi, di comprendere il punto di vista altrui e di imparare dall'esperienza può essere ridotta. La gravità della compromissione cognitiva è uno dei determinanti maggiori dell'invalidità complessiva.
Sottotipi di schizofrenia
Alcuni esperti classificano la schizofrenia nei sottotipi deficitario e non deficitario, basandosi sulla presenza e sulla gravità dei sintomi negativi quali la coartazione affettiva, la mancanza di motivazione e la diminuzione della progettualità (4).
I pazienti affetti dal sottotipo deficitario presentano sintomi negativi prevalenti non spiegabili da altri fattori (p. es., depressione, ansia, ambiente poco stimolante, effetti avversi dei farmaci).
Quelli affetti dal sottotipo non deficitario possono presentare deliri, allucinazioni e disturbi del pensiero, ma sono relativamente privi di sintomi negativi.
I sottotipi precedentemente identificati di schizofrenia (paranoici, disorganizzati, catatonici, residui, indifferenziati) non si sono dimostrati validi ed affidabili e non sono più utilizzati.
Rischio di suicidio
Circa il 4-10% dei pazienti con schizofrenia muore per suicidio (5), e circa il 35% lo tenta; molti altri hanno un'ideazione suicidaria significativa (6). Il suicidio rappresenta la principale causa di morte prematura fra gli schizofrenici e, in parte, spiega perché il disturbo riduce in media di circa 15 anni l'aspettativa di vita (7).
Il rischio può essere particolarmente elevato per i giovani affetti da schizofrenia e disturbi da abuso di sostanze. Il rischio è aumentato anche in pazienti che hanno sintomi depressivi o sentimenti di disperazione, che sono disoccupati, o che hanno appena avuto un episodio psicotico o sono stati dimessi dall'ospedale.
I pazienti con esordio tardivo e buon funzionamento premorboso, i pazienti con la migliore prognosi di remissione, sono anche quelli che presentano il più alto rischio di suicidio. Poiché questi pazienti conservano la capacità di provare sofferenza e angoscia, possono essere più inclini ad agire per la disperazione che nasce dal riconoscimento realistico degli effetti del loro disturbo.
Rischio di violenza
La schizofrenia è un sorprendentemente piccolo fattore di rischio per i comportamenti violenti. Minacce di violenza e accessi aggressivi sono di gran lunga più frequenti rispetto a un comportamento seriamente pericoloso. Infatti, le persone con schizofrenia sono complessivamente meno violente delle persone senza schizofrenia.
I pazienti che più verosimilmente ricorrono a violenza sono quelli che fanno disturbi da uso di sostanze, quelli con deliri persecutori o allucinazioni imperative (di comando) e quelli che non assumono i farmaci prescritti. Molto di rado, un soggetto gravemente depresso, isolato, paranoide aggredisce o uccide colui che egli percepisce come la sola fonte delle proprie difficoltà (p. es., un'autorità, una celebrità, il coniuge).
Riferimenti relativi ai sintomi
1. Tsuang MT, Van Os J, Tandon R, et al: Attenuated psychosis syndrome in DSM-5. Schizophr Res.150(1):31–35, 2013. doi: 10.1016/j.schres.2013.05.004
2. Brucato G, Masucci MD, Arndt LY, et al. Baseline demographics, clinical features and predictors of conversion among 200 individuals in a longitudinal prospective psychosis-risk cohort. Psychol Med. 2017;47(11):1923-1935. doi:10.1017/S0033291717000319
3. Raballo A, Poletti M, Preti A, et al. Clinical high risk for psychosis in children and adolescents: A meta-analysis of transition prevalences. Schizophr Res. 2022;243:254-261. doi:10.1016/j.schres.2020.03.063
4. Carpenter WT Jr, Heinrichs DW, Wagman AM. Deficit and nondeficit forms of schizophrenia: the concept. Am J Psychiatry. 1988;145(5):578-583. doi:10.1176/ajp.145.5.578
5. Keepers GA, Fochtmann LJ, Anzia JM, et al. The American Psychiatric Association Practice Guideline for the Treatment of Patients With Schizophrenia. Am J Psychiatry. 2020 Sep 1;177(9):868-872. doi: 10.1176/appi.ajp.2020.177901
6. Lieberman JA, First MB. Psychotic Disorders. N Engl J Med. 2018 Jul 19;379(3):270-280. doi: 10.1056/NEJMra1801490
7. Hjorthøj C, Stürup AE, McGrath JJ, et al. Years of potential life lost and life expectancy in schizophrenia: a systematic review and meta-analysis. Lancet Psychiatry. 2017 Apr;4(4):295-301. doi: 10.1016/S2215-0366(17)30078-0. Epub 2017 Feb 22. Erratum in: Lancet Psychiatry. 2017 Sep;4(9):e19. doi: 10.1016/S2215-0366(17)30326-7
Diagnosi della schizofrenia
Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fifth Edition, Text Revision [DSM-5-TR]) criteria (1)
Valutazione medica generale per escludere altre eziologie
Quanto più precocemente nel corso del disturbo vengono fatte la diagnosi e iniziato il trattamento, tanto migliore è il risultato (2).
Non esistono esami di laboratorio o di imaging definitivi per la schizofrenia. La diagnosi si basa su una valutazione globale dell'anamnesi, dei sintomi e dei segni. Spesso sono importanti le informazioni ottenute da fonti collaterali, come i membri della famiglia, gli amici, gli insegnanti e i colleghi.
Secondo il DSM-5-TR, la diagnosi di schizofrenia richiede tutte le seguenti condizioni:
Sintomi caratteristici:≥ 2 sintomi caratteristici (deliri, allucinazioni, linguaggio disorganizzato, comportamento disorganizzato, sintomi negativi) per almeno un periodo di 1 mese (i sintomi devono comprendere almeno 1 dei seguenti: deliri, allucinazioni, o linguaggio disorganizzato)
Disfunzione sociale/occupazionale: declino della cura di sé, del funzionamento sociale o occupazionale, o della cura di sé marcatamente al di sotto del livello precedente all'esordio (o incapacità di raggiungere un livello di funzionamento atteso).
Durata: segni continui della malattia per almeno 6 mesi.
Diagnosi differenziale
La psicosi dovuta ad altri disturbi o a disturbi da uso di sostanze deve essere esclusa attraverso l'anamnesi e approfondimenti clinici che comprendano test di laboratorio e uno studio di neuroimaging (Valutazione medica del paziente con disturbi mentali). Sebbene alcuni pazienti affetti da schizofrenia presentino anomalie cerebrali strutturali all'esame radiologico, suddette anomalie non sono così specifiche da avere valore diagnostico.
Altri disturbi mentali con sintomi simili comprendono alcuni quadri clinici correlabili alla schizofrenia, che variano per estensione, decorso temporale e sintomi associati:
Inoltre, i disturbi dell'umore (ossia, depressione maggiore, disturbo bipolare) e i disturbi dello spettro autistico possono essere associati alla psicosi in alcune persone.
I test neuropsicologici, l'imaging cerebrale, l'elettroencefalogramma e altri test della funzione cerebrale (p. es., il tracciamento oculare) non aiutano a distinguere tra i principali disturbi psicotici. Tuttavia, la ricerca iniziale (3) suggerisce che i risultati di tali test possano essere utilizzati per raggruppare i pazienti con psicosi in 3 diversi biotipi che non corrispondono alle attuali categorie diagnostiche cliniche.
Alcuni disturbi di personalità (soprattutto il disturbo schizotipico) causano sintomi simili a quelli della schizofrenia, sebbene solitamente siano più lievi e non comportino la psicosi.
Riferimenti relativi alla diagnosi
1. Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, 5th edition, Text Revision (DSM-5-TR). American Psychiatric Association Publishing, Washington, DC, 2022, pp pp 114-122.
2. Larsen TK, Melle I, Auestad B, Haahr U, Joa I, Johannessen JO, Opjordsmoen S, Rund BR, Rossberg JI, Simonsen E, Vaglum P, Friis S, McGlashan T. Early detection of psychosis: positive effects on 5-year outcome. Psychol Med. 2011 Jul;41(7):1461-9. doi: 10.1017/S0033291710002023
3. Clementz BA, Sweeney JA, Hamm JP, et al: Identification of distinct psychosis biotypes using brain-based biomarkers. Am J Psychiatry.173(4):373-384, 2016. doi: 10.1176/appi.ajp.2015.14091200
Trattamento della schizofrenia
Riabilitazione, inclusa la rieducazione cognitiva, la formazione basata sulla comunità e i servizi di supporto
Psicoterapia, orientata all'allenamento alla resilienza
Assistenza specialistica coordinata
Il tempo tra l'esordio dei sintomi psicotici e il primo trattamento è correlato alla rapidità di risposta al trattamento iniziale ed alla qualità della risposta al trattamento. Quando vengono trattati precocemente, i pazienti rispondono in maniera più rapida e completa. Senza l'utilizzo continuativo di antipsicotici dopo un episodio iniziale, dal 65 all'80% dei pazienti presenta un successivo episodio entro 12 mesi. L'uso continuativo di antipsicotici può ridurre il tasso di ricadute a 1 anno sino a circa il 30% o inferiore con farmaci a lunga durata d'azione (1, 2). Il trattamento farmacologico viene continuato per almeno 1-2 anni dopo un primo episodio. Se i pazienti sono stati malati più a lungo, viene somministrato per molti anni.
La diagnosi precoce e il trattamento multimodale hanno trasformato la cura dei pazienti con disturbi psicotici come la schizofrenia. Un coordinamento delle cure specialistiche, che comprende l'assistenza basata su team, la formazione alla resilienza, la terapia personale e quella familiare, la gestione delle disfunzioni cognitive e l'occupazione supportata, è un importante contributo al recupero psicosociale (3).
Obiettivi generali per il trattamento della schizofrenia sono diretti a
Ridurre la gravità dei sintomi psicotici
Preservare la funzione psicosociale
Prevenire la ricomparsa degli episodi sintomatici e del deterioramento funzionale associato
Ridurre l'uso di droghe ricreative
I componenti principali del trattamento sono i farmaci antipsicotici, la riabilitazione attraverso i servizi di sostegno sociale e la psicoterapia (3). Poiché la schizofrenia è una patologia a lungo termine e ricorrente, insegnare ai pazienti tecniche di autogestione della malattia rappresenta un obiettivo generale significativo. Fornire informazioni sul disturbo (psicoeducazione) ai genitori dei pazienti giovani può ridurre il tasso di ricaduta (4, 5). (Vedi anche the American Psychiatric Association’s Practice Guideline for the Treatment of Patients With Schizophrenia, 3rd Edition.)
I farmaci antipsicotici si suddividono in antipsicotici di prima generazione e antipsicotici di 2a generazione in base alla loro affinità e attività recettoriale per specifici neurotrasmettitori. Gli antipsicotici di seconda generazione offrono alcuni vantaggi sia in termini di efficacia discretamente maggiore (sebbene recenti evidenze mostrino dubbi sul vantaggio degli antipsicotici di 2a generazione come classe) che di riduzione della probabilità di sviluppo di un disturbo del movimento involontario e degli effetti avversi correlati. Tuttavia, il rischio di sviluppare una sindrome metabolica (eccesso di grasso addominale, insulino-resistenza, dislipidemia e ipertensione) è maggiore con gli antipsicotici di seconda generazione rispetto a quelli di prima generazione (o convenzionali). Diversi antipsicotici di entrambe le classi possono causare la sindrome del QT lungo e, infine, aumentare il rischio di aritmie fatali; questi farmaci comprendono tioridazina, aloperidolo, olanzapina, risperidone e ziprasidone.
L'American Psychiatric Association raccomanda la clozapina specificamente per la schizofrenia resistente al trattamento, o per pazienti ad aumentato rischio di suicidio e di aggressività. Le forme iniettabili a lunga durata d'azione sono un'opzione per alcuni pazienti. L'uso di tutti i farmaci antipsicotici deve essere monitorato per efficacia ed effetti collaterali. Gli effetti collaterali, inclusi distonia, parkinsonismo, acatisia e discinesia tardiva significativa possono essere trattati modificando il regime antipsicotico o in alcuni casi con farmaci (6).
Riabilitazione e servizi sociali di sostegno
L'addestramento alle abilità psicosociali ed i programmi di riabilitazione vocazionale aiutano molti pazienti a lavorare, fare la spesa e prendersi cura di sé; a mantenere una casa; ad avere rapporti interpersonali; ed a lavorare con gli operatori sanitari della salute mentale.
Il lavoro assistito, in cui i pazienti vengono collocati in una situazione lavorativa competitiva e vengono forniti di un tutor in loco per favorire l'adattamento al lavoro, può rivelarsi particolarmente utile. Con il tempo, il tutor lavorativo serve solo come sostegno per la risoluzione dei problemi o per la comunicazione con i datori di lavoro.
I servizi di sostegno consentono a molti pazienti affetti da schizofrenia di rimanere nella collettività. Sebbene la maggior parte dei pazienti possa vivere in modo indipendente, alcuni necessitano di alloggi supervisionati, in cui è presente un membro dello staff per assicurare l'aderenza al trattamento. I programmi forniscono un livello graduale di supervisione in strutture residenziali diverse, che va da un supporto di 24 h a visite domiciliari periodiche. Questi programmi aiutano a promuovere l'autonomia del paziente pur fornendo cure sufficienti a rendere minima la possibilità di ricadute e la necessità di ospedalizzazione. I programmi intensivi di trattamento comunitario forniscono servizi a casa del paziente o in altre strutture residenziali e si basano su un'elevata proporzione personale-paziente; le équipe di trattamento forniscono direttamente tutti o quasi tutti i servizi di cura necessari.
In caso di gravi ricadute possono essere necessari il ricovero oppure la gestione delle crisi in un ambiente alternativo a quello ospedaliero e può rendersi necessario il ricovero obbligatorio se il paziente costituisce un pericolo per se stesso o per gli altri. Nonostante i miglioramenti nei servizi riabilitativi e di sostegno nella comunità, una piccola percentuale di pazienti, in particolare quelli affetti da deficit cognitivi gravi e quelli scarsamente responsivi alla terapia farmacologica, richiede un'istituzionalizzazione a lungo termine o altri tipi di assistenza di sostegno (6).
La terapia di riabilitazione cognitiva è di aiuto in alcuni pazienti. Questa terapia è stata progettata per migliorare la funzione neurocognitiva (p. es., l'attenzione, la memoria di lavoro, le funzioni esecutive, la cognizione sociale) e per aiutare i pazienti a imparare o imparare di nuovo a eseguire i compiti. Questa terapia può consentire al paziente di funzionare meglio.
L'uso di sostanze costituisce un problema significativo in molte persone con schizofrenia. Ci sono prove che l'utilizzo di cannabis o di allucinogeni è altamente distruttivo per i pazienti con schizofrenia e deve essere fortemente scoraggiato e trattato in modo aggressivo se presente. La comorbilità per uso di sostanze è un predittore significativo di esito sfavorevole e può portare a scarsa aderenza ai farmaci, a recidive ripetute, a ricoveri frequenti, a deterioramento del funzionamento e a perdita del supporto sociale, sino ad arrivare alla condizione di senzatetto (7).
Psicoterapia
L'obiettivo della psicoterapia nella schizofrenia consiste nello sviluppare una relazione di collaborazione tra i pazienti, i membri della famiglia e il medico, in modo che i pazienti possano imparare a gestire la propria malattia, ad assumere i farmaci secondo le prescrizioni e a gestire più efficacemente lo stress.
Sebbene la psicoterapia individuale associata alla terapia farmacologica sia l'approccio comune, sono disponibili poche linee guida empiriche. La psicoterapia più efficace è probabilmente quella che inizia individuando i bisogni fondamentali del paziente rispetto ai servizi sociali, fornisce sostegno e informazioni circa la natura della malattia, promuove le attività adattive e si basa sull'empatia e su una profonda comprensione dinamica della schizofrenia. Molti pazienti hanno bisogno di un sostegno psicologico empatico per adattarsi a quella che è spesso una malattia cronica, che può limitare in modo sostanziale il funzionamento.
Tra gli approcci alla psicoterapia individuale, vi è stato un significativo sviluppo della terapia cognitivo-comportamentale per la schizofrenia. Questa terapia, eseguita in un ambiente individuale o di gruppo, può concentrarsi sui modi per diminuire i pensieri deliranti, le allucinazioni e i sintomi negativi.
Per i pazienti che vivono in famiglia, gli interventi psicoeducativi familiari possono ridurre il tasso di recidive. I gruppi di sostegno e le associazioni di familiari, come il National Alliance on Mental Illness, sono spesso utili alle famiglie.
Decorso della malattia
Per il primo anno dopo la diagnosi, la prognosi è strettamente legata all'adesione alla terapia psicofarmacologica prescritta e ad evitare l'uso di droghe illecite.
Nei primi 5 anni dall'insorgenza dei sintomi, il funzionamento può deteriorarsi e le abilità sociali e lavorative possono venir meno, con progressiva trascuratezza della cura di sé. I sintomi negativi possono diventare più gravi e il funzionamento cognitivo può deteriorarsi. Da allora in poi, i livelli di invalidità tendono a stabilizzarsi. La gravità della malattia può diminuire in età avanzata, in particolare tra le donne (8). Nei pazienti con sintomi negativi gravi e disfunzioni cognitive possono manifestarsi disturbi spontanei del movimento, anche quando non vengono assunti antipsicotici.
Riferimenti relativi al trattamento
1. Marder SR, Cannon TD. Schizofrenia. N Engl J Med. 2019 Oct 31;381(18):1753-1761. doi: 10.1056/NEJMra1808803
2. Zipursky RB, Menezes NM, Streiner DL. Risk of symptom recurrence with medication discontinuation in first-episode psychosis: a systematic review. Schizophr Res. 2014 Feb;152(2-3):408-14. doi: 10.1016/j.schres.2013.08.001
3. Keepers GA, Fochtmann LJ, Anzia JM, et al. The American Psychiatric Association Practice Guideline for the Treatment of Patients With Schizophrenia. Am J Psychiatry. 2020 Sep 1;177(9):868-872. doi: 10.1176/appi.ajp.2020.177901
4. Correll CU, Rubio JM, Inczedy-Farkas G, et al. Efficacy of 42 pharmacologic cotreatment strategies added to antipsychotic monotherapy in schizophrenia: Systematic overview and quality appraisal of the meta-analytic evidence. JAMA Psychiatry 74(7):675-684, 2017. doi: 10.1001/jamapsychiatry.2017.0624
5. Wang SM, Han C, Lee SJ. Investigational dopamine antagonists for the treatment of schizophrenia. Expert Opin Investig Drugs 26(6):687-698, 2017. doi: 10.1080/13543784.2017.1323870
6. Uggerby P, Nielsen RE, Correll CU, et al. Characteristics and predictors of long-term institutionalization in patients with schizophrenia. Schizophr Res. 2011 Sep;131(1-3):120-6. doi: 10.1016/j.schres.2011.03.001
7. Patel R, Chan KMY, Palmer EOC, et al. Associations of comorbid substance use disorders with clinical outcomes in schizophrenia using electronic health record data. Schizophr Res. 2023 Oct;260:191-197. doi: 10.1016/j.schres.2023.08.023
8. Grossman LS, Harrow M, Rosen C, Faull R, Strauss GP. Sex differences in schizophrenia and other psychotic disorders: a 20-year longitudinal study of psychosis and recovery. Compr Psychiatry. 2008;49(6):523-529. doi:10.1016/j.comppsych.2008.03.004
Prognosi della schizofrenia
Alcuni pazienti con schizofrenia (dal 15 al 25%) raggiungono la guarigione, con ritorno completo o quasi completo della funzione. Circa un terzo presenta alcuni miglioramenti ma sperimenta ricadute e/o disabilità residua. Fino al 40% ha un esito a lungo termine sfavorevole. Un quadro di recidiva e remissione è frequente. Fino al 10% muore per suicidio, e la riduzione media della durata della vita è di circa 15 anni (1–4). Per una revisione completa dei predittori di esito nella schizofrenia, vedi Van Dee et al (5).
I fattori associati a una prognosi favorevole comprendono quanto segue (5):
Buon funzionamento premorboso (p. es., bravo studente, buona anamnesi lavorativa)
Insorgenza tardiva e/o esordio improvviso
Anamnesi familiare positiva per disturbi dell'umore diversi dalla schizofrenia
Deficit cognitivi minimi
Pochi sintomi negativi
Durata più breve della psicosi non trattata
I fattori associati a una prognosi sfavorevole comprendono:
Giovane età di esordio
Scarso funzionamento premorboso
Anamnesi familiare positiva per schizofrenia
Molti sintomi negativi
Maggiore durata della psicosi non trattata
Gli studi derivati dall'iniziativa RAISE (Recovery After an Initial Schizophrenia Episode, Recupero dopo un episodio iniziale di schizofrenia) hanno dimostrato che più precocemente e aggressivamente è avviato il trattamento, migliore è l'esito (6).
Si riporta che gli uomini hanno esiti peggiori rispetto alle donne (7), anche se questo non è coerente in tutti gli studi; le donne rispondono meglio al trattamento con farmaci antipsicotici (8, 9).
Concomitanti disturbi psichiatrici possono essere associati a una prognosi peggiore. La schizofrenia può coesistere con altri disturbi mentali. Se si associa a sintomi ossessivo-compulsivi significativi, la prognosi risulta particolarmente sfavorevole; se si associa a sintomi del disturbo borderline di personalità, la prognosi è migliore. Circa il 30% dei soggetti con schizofrenia sperimenta uno o più episodi di depressione maggiore a un certo punto della propria vita (10).
Riferimenti relativi alla prognosi
1. Molstrom IM, Nordgaard J, Urfer-Parnas A, Handest R, Berge J, Henriksen MG. The prognosis of schizophrenia: A systematic review and meta-analysis with meta-regression of 20-year follow-up studies. Schizophr Res. 2022 Dec;250:152-163. doi: 10.1016/j.schres.2022.11.010
2. Jääskeläinen E, Juola P, Hirvonen N, McGrath JJ, Saha S, Isohanni M, Veijola J, Miettunen J. A systematic review and meta-analysis of recovery in schizophrenia. Schizophr Bull. 2013 Nov;39(6):1296-306. doi: 10.1093/schbul/sbs130
3. Hjorthøj C, Stürup AE, McGrath JJ, Nordentoft M. Years of potential life lost and life expectancy in schizophrenia: a systematic review and meta-analysis. Lancet Psychiatry. 2017 Apr;4(4):295-301. doi: 10.1016/S2215-0366(17)30078-0. Epub 2017 Feb 22. Erratum in: Lancet Psychiatry 2017 Sep;4(9):e19. doi: 10.1016/S2215-0366(17)30326-7
4. Keepers GA, Fochtmann LJ, Anzia JM, et al. The American Psychiatric Association Practice Guideline for the Treatment of Patients With Schizophrenia. Am J Psychiatry. 2020;177(9):868-872. doi:10.1176/appi.ajp.2020.177901
5. van Dee V, Schnack HG, Cahn W. Systematic review and meta-analysis on predictors of prognosis in patients with schizophrenia spectrum disorders: An overview of current evidence and a call for prospective research and open access to datasets. Schizophr Res. 2023;254:133-142. doi:10.1016/j.schres.2023.02.024
6. Kane JM, Robinson DG, Schooler NR, et al. Comprehensive Versus Usual Community Care for First-Episode Psychosis: 2-Year Outcomes From the NIMH RAISE Early Treatment Program. Am J Psychiatry. 2016;173(4):362-372. doi:10.1176/appi.ajp.2015.15050632
7. Ochoa S, Usall J, Cobo J, Labad X, Kulkarni J. Gender differences in schizophrenia and first-episode psychosis: a comprehensive literature review. Schizophr Res Treatment. 2012;2012:916198. doi:10.1155/2012/916198
8. Storosum BWC, Mattila T, Wohlfarth TD, Gispen-de Wied CC, Roes KCB, den Brink WV, de Haan L, Denys DAJP, Zantvoord JB. Gender differences in the response to antipsychotic medication in patients with schizophrenia: An individual patient data meta-analysis of placebo-controlled studies. Psychiatry Res. 2023 Feb;320:114997. doi: 10.1016/j.psychres.2022.114997
9. Giordano GM, Bucci P, Mucci A, Pezzella P, Galderisi S. Gender Differences in Clinical and Psychosocial Features Among Persons With Schizophrenia: A Mini Review. Front Psychiatry. 2021 Dec 22;12:789179. doi: 10.3389/fpsyt.2021.789179
10. Etchecopar-Etchart D, Korchia T, Loundou A, Llorca PM, Auquier P, Lançon C, Boyer L, Fond G. Comorbid Major Depressive Disorder in Schizophrenia: A Systematic Review and Meta-Analysis. Schizophr Bull. 2021 Mar 16;47(2):298-308. doi: 10.1093/schbul/sbaa153
Punti chiave
La schizofrenia è caratterizzata da psicosi, allucinazioni, deliri, linguaggio e comportamento disorganizzati, appiattimento dell'affettività, deficit cognitivi e malfunzionamento occupazionale e sociale.
Il suicidio è una causa comune di morte prematura.
Minacce di violenza e accessi aggressivi minori sono più frequenti rispetto a un comportamento seriamente pericoloso, ma un tale comportamento può essere più comune nelle persone con psicosi paranoide che abusano di droghe.
Trattare precocemente con farmaci antipsicotici, scelti basandosi in primo luogo sul profilo degli effetti avversi, sulla via di somministrazione necessaria e sulla precedente risposta del paziente al farmaco.
La psicoterapia aiuta i pazienti a comprendere e gestire la propria malattia, ad assumere i farmaci secondo le prescrizioni e a gestire più efficacemente lo stress.
Con il trattamento, fino a un quarto dei pazienti guarisce; un terzo migliora in qualche modo ma presenta ricadute intermittenti e disabilità residua; e fino al 40% è gravemente compromesso.
