Autolesionismo non suicidario nei bambini e negli adolescenti

(Autolesionismo; tagliarsi)

DiJosephine Elia, MD, Sidney Kimmel Medical College of Thomas Jefferson University
Revisionato/Rivisto mag 2023
CONSULTA LA VERSIONE PER I PROFESSIONISTI
I fatti in Breve

    Per autolesionismo non suicidario si intendono atti autolesionistici non finalizzati a procurare morte. Ne sono esempi i graffi superficiali, i tagli o le bruciature della pelle (fatte con sigarette o arriccia-capelli), ma anche le ferite con lame, gli ematomi e lo sfregamento ripetuto della pelle con una gomma per cancellare.

    (Vedere anche Comportamento suicida nei bambini e negli adolescenti.)

    Gli adolescenti che soffrono di disturbi da uso di sostanze sono più soggetti all’autolesionismo.

    In alcune comunità, l’autolesionismo può diventare improvvisamente l’ultima moda a scuola, e così molti adolescenti lo praticano, smettendo poi di farlo gradualmente con il tempo.

    L’autolesionismo suggerisce che l’adolescente si trova in una situazione di grave sofferenza, anche se in molti soggetti ciò non implica il rischio di suicidio. Al contrario, può essere un gesto di autopunizione che ritiene di meritarsi. L’autolesionismo può anche essere utilizzato per attirare l’attenzione dei genitori e/o di altre persone significative, per esprimere rabbia o identificarsi con un gruppo di coetanei. In altri adolescenti (quelli con disturbi mentali più gravi e minore supporto sociale), il rischio di suicidio è maggiore.

    Altri fattori che aumentano il rischio di suicidio sono i seguenti:

    • Autolesionismo frequente

    • Uso di vari metodi per farsi del male

    • Sensazione di avere meno legami sociali con altre persone, specialmente i genitori

    • Sensazione che la vita ha poco o nessun significato

    • Ricerca frequente di assistenza per la salute mentale

    • Pensieri suicidi

    Tutti gli adolescenti che si feriscono deliberatamente devono essere valutati da uno specialista di salute mentale esperto nei problemi di salute mentale di questa fascia d’età. Il medico cerca di stabilire se c’è un rischio di suicidio e di individuare la sofferenza di base che ha portato all’autolesionismo. I medici cercano di stabilire se l'adolescente ha problemi di scarsa autostima o eventuali altri problemi di salute mentale, come disturbi correlati a ansia, umore, abitudini alimentari, uso di sostanze o traumi.

    Il trattamento di solito prevede terapia individuale (e talvolta di gruppo). Il trattamento si concentra sull’educazione degli adolescenti a essere più consapevoli delle proprie emozioni, ad accettare le emozioni negative come parte della vita, a sviluppare modi più adatti di rispondere allo stress e a resistere ai comportamenti autodistruttivi.