Infezioni da virus Ebola e virus di Marburg

DiThomas M. Yuill, PhD, University of Wisconsin-Madison
Revisionato/Rivisto giu 2023
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I fatti in Breve

Le infezioni da virus Ebola e da virus di Marburg causano emorragia e disfunzioni d’organo. Frequentemente, queste infezioni sono letali.

  • Le infezioni da virus di Marburg e virus Ebola si diffondono attraverso la manipolazione di animali infetti, vivi o morti, oppure il contatto con la cute o i liquidi corporei di una persona infetta che presenta i sintomi o è deceduta a causa della malattia.

  • La sintomatologia esordisce con febbre, dolori muscolari e generalizzati, cefalea, tosse e mal di gola, seguiti da vomito e diarrea, oltre a sanguinamento da bocca, naso od organi interni.

  • Per confermare la diagnosi, i medici eseguono analisi del sangue e delle urine.

  • Il trattamento include la somministrazione di liquidi per via endovenosa e altre terapie per preservare le funzioni corporee.

  • Per prevenire la diffusione dell’infezione sono necessari l’isolamento stretto e l’adozione di precauzioni sanitarie (per il personale sanitario anche l’uso di indumenti protettivi).

Le infezioni da virus Ebola e virus di Marburg sono febbri emorragiche, caratterizzate da sanguinamento. I virus che causano queste infezioni sono chiamati filovirus. Esistono 5 specie di virus Ebola, tra cui il virus Ebola Zaire e il virus Ebola Sudan.

Le epidemie di infezione da virus Ebola e virus di Marburg sono iniziate in Africa centrale e occidentale, probabilmente perché queste infezioni sono comuni negli animali selvatici di quelle zone. Tali epidemie sono rare e, in passato, non si sono diffuse troppo perché in genere si sono verificate in aree rurali isolate. Tuttavia, coloro che si recano in questi luoghi portano talvolta l’infezione nelle zone circostanti o, raramente, fuori dall’Africa.

Nel dicembre del 2013 è scoppiata un’ampia epidemia di virus Ebola nella Guinea rurale (Africa occidentale) che si è successivamente diffusa nelle regioni urbane densamente popolate della Guinea e degli stati confinanti Liberia e Sierra Leone. Il riconoscimento dell’epidemia è avvenuto nel marzo del 2014. Le epidemie di Ebola hanno coinvolto migliaia di persone e circa il 59% dei soggetti infetti è deceduto. Un numero molto limitato di viaggiatori infetti (tra cui operatori sanitari di ritorno a casa) hanno diffuso il virus Ebola in Europa e in Nord America. Alcuni operatori sanitari che hanno contribuito al trattamento delle persone infette in Europa e Nord America hanno a loro volta contratto l’infezione. Nel 2016, la Sierra Leone, la Guinea e la Liberia sono state dichiarate libere da Ebola.

Un’epidemia di Ebola Zaire si è inoltre verificata nella Repubblica Democratica del Congo nel 2017, ma è stata rapidamente contenuta. Un’altra epidemia è stata confermata nel mese di maggio del 2018 ed è terminata nel mese di giugno del 2020 con l’aiuto dei vaccini. Da allora vi sono stati piccoli focolai epidemici nel Nord Kivu e in Guinea.

Nel settembre 2022 l’Uganda ha segnalato un caso di malattia da Ebola causata dal virus Ebola Sudan, il primo in 10 anni. Questa epidemia è stata dichiarata conclusa nel gennaio 2023.

Casi di Marburg si sono verificati in Guinea nell’Africa occidentale nel 2021, in Ghana nel 2022, in Guinea equatoriale nel 2023 e in Tanzania, nell’Africa orientale, nel 2023.

Trasmissione del virus di Marburg e del virus Ebola

Il virus di Marburg e il virus Ebola sono altamente contagiosi.

Questi virus solitamente infettano gli animali e si trasmettono all’uomo solo occasionalmente. Dato che l’animale che rappresenta la fonte originaria dei virus non è ancora stato identificato con precisione, non vi sono certezze riguardo al modo in cui, in un’epidemia, la prima persona viene contagiata dal virus. Tuttavia, gli esperti ritengono che il contagio della prima persona avvenga per manipolazione o consumo della carne di un animale infetto, come volpi volanti o primati (scimmie). Le infezioni da virus di Marburg si sono manifestate in persone esposte ai pipistrelli (ad esempio, nelle miniere o nelle grotte).

Una volta che un individuo è stato contagiato, l’infezione può quindi trasmettersi da persona a persona tramite il contatto diretto con la pelle o i liquidi corporei (saliva, sangue, vomito, urina, feci, sudore, latte materno o liquido seminale) di una persona infetta. Vi sono evidenze indicanti che l’infezione non può essere trasmessa prima che si sviluppino i sintomi della malattia. Tuttavia, l’infezione viene spesso trasmessa dai liquidi corporei delle persone decedute, soprattutto fra coloro che trasportano e preparano i corpi per la sepoltura.

Si ritiene che la trasmissione del virus Ebola non avvenga per via aerea (per esempio, nelle goccioline disperse con la tosse o gli starnuti). Se tale trasmissione si verifica, probabilmente è molto rara.

Alcune persone che guariscono cessano di essere contagiose, in quanto alla fine il virus Ebola viene completamente eliminato dall’organismo. Altre continuano a presentare il virus, per un certo tempo, in aree del corpo protette dagli attacchi del sistema immunitario (come gli occhi o il liquido seminale). Il materiale genetico del virus Ebola può permanere nel liquido seminale per un periodo pari o superiore a un anno dopo che i sintomi si sono risolti.

Il virus di Marburg può permanere nel liquido seminale per un massimo di 7 settimane dopo la remissione dei sintomi.

Sintomi delle infezioni da virus Ebola e virus di Marburg

I primi sintomi si manifestano da 2 a 20 giorni dopo l’esposizione al virus. All’inizio, i sintomi solitamente assomigliano a quelli di altre infezioni virali meno pericolose. I soggetti accusano dolori muscolari, cefalea, mal di gola e tosse. È presente anche una sensibilità alla luce e le sclere possono arrossarsi.

Entro pochi giorni, si sviluppano sintomi più gravi, quali:

  • Dolore addominale

  • Ingiallimento della cute (ittero)

  • Vomito e diarrea gravi

  • Una tendenza a sanguinare

  • Stato confusionale, delirio e coma

Il vomito e la diarrea provocano disidratazione, che, se non trattata, causa un abbassamento della pressione arteriosa (shock), alterazioni del ritmo cardiaco e la morte.

Il sanguinamento inizia entro i primi giorni. Il sanguinamento sottocutaneo compare sotto forma di macchie o chiazze di colore violaceo (ecchimosi), ma possono sanguinare anche le gengive, il naso, il retto o gli organi interni, nonché le ferite da puntura (per esempio con un prelievo di sangue o l’inserimento di un catetere venoso).

Dopo circa 5 giorni, appare un’eruzione cutanea, principalmente sul tronco.

Durante la seconda settimana di sintomi, la febbre scompare e le persone iniziano a riprendersi, oppure si manifestano delle disfunzioni negli organi (insufficienze d’organo). Fra le persone che contraggono l’infezione, la morte si verifica in una percentuale variabile dal 25 al 90%, soprattutto in funzione del livello di assistenza sanitaria disponibile. Rispetto all’infezione da virus di Marburg, quella da virus Ebola ha maggiori probabilità di essere letale, con un tasso di mortalità medio pari al 59%. La guarigione richiede molto tempo.

Diagnosi delle infezioni da virus Ebola e virus di Marburg

  • Esami del sangue e delle urine

Identificare la malattia da virus Ebola nelle persone contagiate da pochi giorni è difficile, dato che i sintomi iniziali, come la febbre, possono essere causati da infezioni più comuni. Tuttavia, il sospetto è d’obbligo se le persone che presentano tali sintomi si trovano o giungono da aree in cui è presente la malattia da virus Ebola. I Centers for Disease Control and Prevention (CDC) statunitensi hanno emanato delle linee guida per consentire agli operatori sanitari di valutare i viaggiatori che rientrano da tali zone.

Se vi è il sospetto di infezione da virus Ebola, i medici prelevano campioni di sangue e urine e li analizzano per confermare l’infezione.

Un metodo simile può essere applicato in caso di sospetta infezione da virus di Marburg.

Se viene diagnosticata una malattia da virus Ebola o virus di Marburg, i funzionari della sanità pubblica ricevono una notifica.

Trattamento delle infezioni da virus Ebola e virus di Marburg

  • Cure di supporto

  • Farmaci antivirali

Il trattamento di supporto prevede:

  • La somministrazione di liquidi per via endovenosa (e.v.), per mantenere i livelli della pressione arteriosa e l’equilibrio degli elettroliti (come sodio, potassio e calcio)

  • La trasfusione di fattori della coagulazione, per rallentare o fermare le emorragie

  • Il trattamento dei sintomi, con somministrazione di antidolorifici

Attualmente, per trattare l’infezione causata dal virus Ebola Zaire sono disponibili due trattamenti con anticorpi monoclonali (chiamati REGN-EB3 e mAb-114). Entrambi questi trattamenti sono stati testati durante le epidemie di Ebola nella Repubblica Democratica del Congo avvenute dal 2018 al 2020 e sono risultati molto efficaci; hanno curato circa il 90% dei casi quando il farmaco è stato somministrato entro i primi giorni dopo l’infezione.

Questi nuovi farmaci non sono stati testati su persone con infezione da virus di Marburg; pertanto non esiste ancora un trattamento efficace per l’infezione dovuta a questo virus.

Prevenzione delle infezioni da virus Ebola e virus di Marburg

Sono stati sviluppati vari vaccini e farmaci antivirali. Un vaccino contro il virus Ebola Zaire, impiegato su scala limitata nell’Africa occidentale durante le epidemie a partire dal 2016, è stato approvato dalla Food and Drug Administration statunitense nel dicembre del 2019 per l’uso in soggetti di età pari o superiore ai 18 anni. Nella Repubblica Democratica del Congo sono abitualmente utilizzati due vaccini contro il virus Ebola Zaire. Servono solo per il virus Ebola Zaire e non forniscono una doppia protezione contro la malattia da virus Ebola Sudan. Sono in fase di sviluppo anche vaccini per la malattia da virus Ebola Sudan.

Al fine di evitare la diffusione del virus, è necessario un rigoroso isolamento. Isolare le persone che presentano sintomi di possibile infezione da virus Ebola o virus di Marburg in strutture utilizzate solo a tale scopo può essere utile. Tali strutture sono in grado di manipolare i liquidi corporei infetti in modo sicuro. Anche le persone che sono state in contatto con persone infette devono essere vaccinate.

Il personale sanitario che assiste i soggetti con malattia da virus Ebola deve essere completamente coperto da indumenti protettivi, compreso un casco dotato di respiratore. Sebbene non si ritenga che l’infezione si trasmetta per via aerea, vengono prese precauzioni contro tale modalità di trasmissione. Al momento di rimuovere gli indumenti protettivi, devono essere presenti altri membri del personale sanitario per aiutare coloro che li indossano.

È fondamentale pulire e disinfettare scrupolosamente le superfici e le apparecchiature che potrebbero essere contaminate, nonché assicurarsi che i liquidi corporei (come sangue, sudore, vomito, feci e urine) siano manipolati in modo sicuro.

Alle persone che si sono recate o si trovano in un’area colpita da un’epidemia da virus Ebola, si consiglia di adottare le seguenti misure:

  • Utilizzare buone pratiche igieniche, come lavare le mani con acqua e sapone o con un disinfettante a base alcolica ed evitare il contatto con sangue e liquidi corporei di altre persone

  • Non toccare oggetti che possono essere stati a contatto con il sangue o i liquidi corporei di una persona infetta (come vestiti, biancheria da letto, aghi e dispositivi medici)

  • Non partecipare a funerali o rituali di sepoltura che richiedano la manipolazione del corpo di qualcuno che sia deceduto a causa della malattia da virus Ebola

  • Evitare il contatto con pipistrelli e primati (scimmie) e non consumare carne cruda o non sufficientemente cotta proveniente da questi animali

  • Evitare di recarsi nelle strutture dell’Africa occidentale in cui vengono trattati pazienti affetti da malattia da virus Ebola

  • Dopo il ritorno a casa, monitorare la propria salute per 21 giorni e consultare immediatamente un medico se si sviluppano sintomi che potrebbero indicare un’infezione da virus Ebola

Sebbene non siano noti casi di trasmissione attraverso i rapporti sessuali o l’allattamento, gli studi finora hanno coinvolto un numero limitato di persone. Pertanto, non esistono linee guida definitive in merito al periodo in cui le persone dovrebbero astenersi dai rapporti sessuali non protetti, dall’allattamento o da stretti contatti personali. Comunque, per sicurezza, i medici dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) consigliano che gli uomini si astengano dai rapporti sessuali per almeno 7 settimane dopo la guarigione. Gli uomini che dovessero avere rapporti prima di 7 settimane devono usare il preservativo.