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Malattia da altitudine

(Mal di montagna)

DiAndrew M. Luks, MD, University of Washington
Revisionato/Rivisto ott 2024
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I fatti in Breve

La malattia da altitudine si verifica a causa della mancanza di ossigeno ad alte quote e colpisce scalatori, escursionisti, sciatori e altre persone che si recano ad altitudini elevate.

Risorse sull’argomento

  • I sintomi sono cefalea, affaticamento, nausea o perdita dell’appetito, irritabilità e, nei casi più gravi, respiro affannoso, stato confusionale e perfino coma.

  • La diagnosi medica si basa principalmente sulla sintomatologia.

  • Il trattamento può prevedere riposo, discesa a un’altitudine inferiore e talvolta farmaci, ossigenoterapia o entrambi.

  • Questi disturbi possono essere prevenuti effettuando le ascensioni lentamente e, talvolta, con l’assunzione di farmaci.

All’aumentare dell’altitudine, la percentuale di ossigeno nell’aria resta costante ma la pressione atmosferica diminuisce, rendendo l’aria più rarefatta, pertanto è disponibile meno ossigeno. Ad esempio, l’aria a 5.800 metri contiene solo la metà dell’ossigeno contenuto nell’aria al livello del mare. A Denver, che si trova a circa 1.615 metri sopra il livello del mare, l’aria contiene il 20% in meno di ossigeno.

La maggior parte delle persone può salire a 1.500-2.000 metri in un giorno senza problemi, ma circa il 25% di quelli che salgono a 2.500 metri e circa il 40% di quelli che raggiungono i 4.340 metri sviluppa una qualche forma di malattia da altitudine. Tassi estremamente elevati di queste malattie si osservano nei pellegrini religiosi delle montagne himalayane in Nepal e negli scalatori che salgono sul monte Kilimanjaro in Kenya e Tanzania. Entrambi i luoghi attirano scalatori che salgono troppo rapidamente, un fattore di rischio primario per lo sviluppo della malattia da altitudine. Altri fattori che contribuiscono allo sviluppo della malattia da altitudine sono la quota massima raggiunta e l’altitudine a cui si dorme.

In genere, gli organi più interessati dalla malattia da altitudine sono:

Fattori di rischio

Il rischio di sviluppare una malattia da altitudine varia notevolmente da persona a persona. Tuttavia, in genere il rischio aumenta nei soggetti che salgono oltre i 2.000 m e soddisfano almeno una delle seguenti condizioni:

  • Hanno sofferto di malattia da altitudine in passato

  • Vivono a livello del mare o a quote molto basse

  • Salgono troppo velocemente a quote troppo elevate

  • Si affaticano eccessivamente

  • Dormono ad altitudini troppo elevate

Chi soffre di disturbi come asma, diabete, coronaropatie e forme lievi di BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva) non presenta un rischio più elevato di malattia da altitudine. Tuttavia, alle alte quote queste persone possono avere difficoltà legate alle rispettive malattie croniche a causa dei bassi livelli di ossigeno (ipossiemia).

In genere l’asma non sembra peggiorare.

Trascorrere qualche settimana a quote più alte (ma inferiori a 3.000 metri) non sembra pericoloso per le donne in gravidanza o per il feto.

La forma fisica non protegge dalle malattie da altitudine.

Acclimatazione

L’organismo finisce con l’adattarsi (acclimatazione) alle alte quote aumentando la respirazione, producendo una maggior quantità di globuli rossi per trasportare ossigeno ai tessuti e regolando altre funzioni. La maggior parte dei soggetti può adattarsi ad altitudini di circa 3000 metri in alcuni giorni. L’acclimatazione ad altitudini maggiori richiede molti giorni o settimane, ma alcuni soggetti possono alla fine condurre attività normali ad altitudini superiori a 5.300 metri circa. Tuttavia, non è possibile acclimatarsi abbastanza per risiedere per tempi prolungati al di sopra di tali altezze.

Sapevate che...

  • I sintomi del mal di montagna acuto (AMS) possono essere scambiati per i postumi di una sbornia, l’esaurimento fisico, l’emicrania o una malattia virale.

Sintomi della malattia da altitudine

Mal di montagna acuto (MMA)

Il MMA è una forma lieve di malattia da altitudine ed è la forma più comune. Di solito si sviluppa solo a un’altitudine di almeno circa 2.400 metri, ma nelle persone altamente predisposte può insorgere a quote inferiori. I sintomi generalmente compaiono nel giro di 6-10 ore dall’ascesa (aumento dell’altitudine) e spesso includono mal di testa e uno o più altri sintomi, come stordimento, perdita dell’appetito, nausea, vomito, affaticamento, debolezza o irritabilità. Alcuni soggetti descrivono i sintomi come simili a quelli lamentati dopo una sbornia. I sintomi solitamente durano 24-48 ore. In casi rari il MMA può evolvere a una forma più grave di malattia da altitudine conosciuta come edema cerebrale da alta quota.

Edema cerebrale da alta quota (ECAQ)

L’ECAQ è una patologia rara ma potenzialmente fatale, in cui si accumula liquido nel cervello, con conseguente gonfiore. Provoca cefalea, stato confusionale e deambulazione incerta e scoordinata (atassia). Se il disturbo non viene riconosciuto e trattato precocemente, le persone colpite possono entrare in coma. Tali sintomi possono progredire rapidamente da una forma lieve a una potenzialmente letale entro poche ore.

Edema polmonare da alta quota (EPAQ)

L’EPAQ è un accumulo di liquidi nei polmoni che generalmente si sviluppa 24-96 ore dopo un’ascesa rapida a oltre 2.400 metri. Può verificarsi anche se non sono presenti sintomi di MMA. L’EPAQ è responsabile della maggior parte dei decessi dovuti alla malattia da altitudine. Coloro che vivono a quote elevate possono sviluppare una forma della patologia nota come EPAQ del residente ad alta quota, persino se non scendono a quote inferiori e quindi risalgono. Chi risiede a quote elevate e scende ad altitudini inferiori per, ad esempio, una vacanza, può sviluppare edema polmonare quando ascendono nuovamente alla propria residenza, un fenomeno noto come EPAQ da rientro.

Le infezioni respiratorie, anche di lieve entità, possono aumentare il rischio di EPAQ. La gravità dei sintomi è maggiore di notte, quando le persone sono distese, e possono rapidamente diventare più gravi se l’EPAQ non viene riconosciuto e trattato tempestivamente. Una sintomatologia lieve spesso include tosse secca e respiro affannoso dopo uno sforzo modesto. Una sintomatologia moderata comporta respiro affannoso a riposo e una colorazione bluastra della cute, delle labbra e delle unghie (cianosi). I sintomi gravi comprendono respiro ansimante, emissione di espettorato rosato o contenente sangue, cianosi grave ed emissione di rumori di gorgoglio durante il respiro. L’EPAQ può peggiorare rapidamente e determinare insufficienza respiratoria, coma e morte in poche ore.

Altri sintomi

Il gonfiore delle mani, dei piedi e, al risveglio, del volto è comune. Il gonfiore provoca poco fastidio e di solito scompare in pochi giorni o con la discesa.

Anche la cefalea, senza alcun altro sintomo del mal di montagna acuto, è comune.

Emorragie retiniche (piccole aree di sanguinamento nella retina sul fondo dell’occhio) sono possibili in seguito all’ascensione a quote superiori ai 2.700 metri e diventano comuni oltre i 4.800 metri. In genere non insorgono sintomi, salvo il caso in cui l’emorragia si verifichi nella parte dell’occhio responsabile della visione centrale (macula), in tal caso si può notare una piccola macchia cieca senza dolore oculare. Le emorragie retiniche si risolvono nel giro di qualche settimana senza provocare problemi a lungo termine. Coloro che sviluppano punti ciechi nella visione durante un’arrampicata o un’escursione ad alta quota devono scendere ad altitudini inferiori e consultare un medico. Una volta che l’emorragia si è risolta, è possibile intraprendere una nuova ascesa ad alta quota.

Diagnosi della malattia da altitudine

  • Valutazione medica

  • Per l’edema polmonare da alta quota (EPAQ), radiografia del torace e misurazione della quantità di ossigeno nel sangue, se disponibile

La diagnosi di malattia da altitudine si basa principalmente sulla sintomatologia. All’auscultazione dei polmoni mediante lo stetoscopio si avverte la presenza di liquido. La radiografia del torace e la misurazione della quantità di ossigeno nel sangue possono aiutare a confermare la diagnosi.

Per aiutare a confermare la diagnosi di ECAQ è possibile utilizzare una TC della testa o una RMI cerebrale, ma in genere non è necessario.

Che cos’è il mal di montagna cronico?

La maggior parte delle malattie da altitudine si presenta in persone che salgono rapidamente a quote elevate, tuttavia in alcuni casi possono insorgere dopo aver vissuto a lungo a queste altitudini.

Il mal di montagna cronico (malattia di Monge) è una malattia rara che si sviluppa in alcuni soggetti che vivono a quote superiori ai 3.000 metri per molti mesi o anni. I sintomi consistono in affaticamento, respiro affannoso, dolori di vario genere e colorazione bluastra di labbra e cute (cianosi). Nei soggetti colpiti, l’organismo compensa la mancanza di ossigeno aumentando eccessivamente la produzione di globuli rossi, ma ciò rende il sangue talmente denso che per il cuore può diventare difficoltoso pomparne a sufficienza agli organi di tutto il corpo.

Prelievi periodici di sangue (flebotomia) forniscono un sollievo temporaneo, ma il trattamento più efficace consiste nel tornare a vivere a quote più basse. Talvolta la somministrazione di acetazolamide dà sollievo. Per una guarigione completa possono essere necessari mesi, restando a quote basse.

La malattia di Monge è comune nella Cordigliera delle Ande ma è stata osservata anche in comunità che vivono ad alta quota in Colorado. In altre regioni montuose del mondo (ad esempio in Tibet), alcune persone che vivevano a basse altitudini e si sono trasferite ad alta quota sviluppano una forma di malattia da altitudine cronica diversa, caratterizzata da ipertensione arteriosa polmonare e ridotta funzionalità della parte destra del cuore, con produzione eccessiva di globuli rossi.

Trattamento della malattia da altitudine

Per tutte le forme di mal di montagna acuto, la discesa ad altitudini inferiori rappresenta il trattamento migliore.

  • Per i sintomi lievi di mal di montagna acuto (MMA), interruzione dell’ascesa (ad esempio non proseguire a quote superiori) e trattamento dei sintomi con farmaci

  • Per le forme gravi o MMA a lenta risoluzione, discesa a quote inferiori e trattamento con farmaci

  • Per l’edema cerebrale da alta quota (ECAQ) e l’edema polmonare da alta quota (EPAQ), discesa immediata a bassa quota e farmaci (se la discesa non è possibile, farmaci e somministrazione di ossigenoterapia o trattamento in una camera iperbarica portatile)

Per le persone che presentano gonfiore delle mani, dei piedi e del viso, ma nessun altro sintomo della malattia da altitudine non è necessario alcun trattamento. Il gonfiore si risolve spontaneamente dopo pochi giorni o in seguito alla discesa. Il sonno di scarsa qualità è un problema comune in alta quota, anche tra le persone sane, ma di per sé non è un motivo per scendere ad altitudini inferiori.

I soggetti affetti da forme lievi di MMA devono interrompere l’ascesa e riposare. Non devono continuare a salire a quote più elevate finché i sintomi non scompaiano. Altri trattamenti includono la somministrazione di liquidi e paracetamolo o farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) per alleviare il mal di testa. La somministrazione di liquidi non tratta il MMA, tuttavia, risolve la disidratazione, i cui sintomi possono assomigliare a quelli del MMA. La maggior parte dei soggetti con MMA migliora entro uno o due giorni. A volte, vengono somministrati l’acetazolamide o il desametasone per contribuire ad alleviare i sintomi.

Se la sintomatologia del MMA presenta maggiore gravità, persiste o peggiora nonostante il trattamento, è opportuno scendere a una quota inferiore, preferibilmente almeno 500-1.000 metri più in basso. Frequentemente, la discesa offre un rapido sollievo. Inoltre, vengono somministrati liquidi, paracetamolo o FANS, e acetazolamide o desametasone.

Quando si manifesta l’ECAQ, si deve immediatamente scendere alla quota più bassa possibile e assumere ossigeno e desametasone. Può essere associata la somministrazione di acetazolamide.

Le persone che sviluppano EPAQ devono scendere immediatamente a bassa quota e ricevere ossigeno, se disponibile. La nifedipina è utile temporaneamente, perché riduce la pressione arteriosa nelle arterie polmonari. Durante la discesa si devono evitare gli sforzi fisici intensi, in quanto possono peggiorare l’edema polmonare. Se si torna tempestivamente a bassa quota, solitamente un EPAQ si risolve entro 24-48 ore. La maggior parte dei soggetti che sviluppano un EPAQ viene ricoverata in ospedale ma, se hanno familiari o amici che possono controllarli, in alcuni casi (per esempio in aree con risorse mediche adeguate, quali le località sciistiche) possono essere dimessi sotto terapia con ossigeno supplementare.

Quando non è possibile scendere immediatamente a una quota inferiore e le condizioni del soggetto con MMA, ECAQ o EPAQ severi sono gravi, per guadagnare tempo si può utilizzare un sacco iperbarico, ossia un dispositivo costituito da un leggero sacco portatile in tessuto sufficientemente grande da contenere una persona e dotato di una pompa azionata manualmente. La persona interessata viene chiusa ermeticamente nel sacco, la cui pressione interna viene aumentata mediante la pompa. L’aumento della pressione simula la discesa di quota. La persona rimane nel sacco fino a quando i sintomi non si risolvono. Il sacco iperbarico ha la stessa efficacia dell’ossigeno supplementare, che spesso non è disponibile durante le scalate, ma non sostituisce la discesa.

Prevenzione della malattia da altitudine

  • Salire lentamente (aumentare l’altitudine lentamente)

  • Talvolta acetazolamide o desametasone

Velocità di salita

Il modo migliore per prevenire la malattia da altitudine consiste nel salire lentamente. L’altitudine a cui il soggetto dorme è più importante dell’altezza massima raggiunta durante il giorno. Il controllo della velocità di salita (chiamato ascesa graduale) è essenziale per attività a quote superiori a 2.400 metri. Sopra i 3.000 metri, gli scalatori o gli escursionisti non devono aumentare l’altitudine alla quale dormono in misura superiore a 500 metri al giorno e devono prevedere un giorno di riposo (dormire alla stessa altitudine) ogni 3-4 notti prima di dormire a un’altitudine superiore. Qualora non sia possibile limitare l’ascesa quotidiana a meno di 500 metri, la velocità media di ascesa durante l’intera ascesa deve essere limitata a meno di 500 metri al giorno. Questo può richiedere l’aggiunta di giorni di riposo. Durante i giorni di riposo, sono accettabili escursioni di un giorno ad altitudini più elevate, purché si torni alla quota inferiore per dormire.

L’insorgenza dei sintomi in relazione alla capacità di salita varia da persona a persona. Pertanto, un gruppo di arrampicata dovrebbe tenere il passo del membro meno acclimatato alle altitudini elevate.

L’acclimatazione regredisce rapidamente. Se una persona acclimatata scende a livelli inferiori per più giorni, deve risalire rispettando nuovamente l’ascesa graduale.

Farmaci

L’acetazolamide, che può essere assunta a partire dalla notte precedente l’ascensione, può ridurre la probabilità di sviluppare una malattia da altitudine; se assunta dopo che la malattia si è manifestata, aiuta ad alleviare i sintomi. L’acetazolamide si deve interrompere quando si inizia la discesa o dopo aver trascorso qualche giorno alla massima altitudine. Anche il desametasone, un’alternativa all’acetazolamide, può ridurre il rischio di mal di montagna acuto e trattarne i sintomi.

L’assunzione di analgesici come i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) può essere utile per la prevenzione della cefalea da alta quota.

Coloro che hanno manifestato precedenti episodi di edema polmonare da alta quota devono fare attenzione a qualsiasi sintomo di recidiva e scendere immediatamente alle prime avvisaglie. Alcuni medici consigliano inoltre di assumere nifedipina o tadalafil per bocca come misura preventiva.

Misure generali

Evitare sforzi eccessivi per un giorno o due dopo l’arrivo può contribuire a prevenire la malattia da altitudine. È opportuno evitare di consumare alcool in dosi eccessive, oppioidi e sedativi, soprattutto poco prima di coricarsi. Se coloro che consumano abitualmente caffeina smettono di consumarla durante l’escursione, devono essere informati della possibilità di cefalee da astinenza da caffeina.

Sebbene una buona forma fisica consenta sforzi maggiori ad alte quote, non protegge da alcuna forma di mal di montagna acuto. Per migliorare il sonno, che diviene disturbato in molte persone che salgono ad alte quote, può essere utilizzato l’acetazolamide.