Trattamento farmacologico dell’ipertensione

DiGeorge L. Bakris, MD, University of Chicago School of Medicine
Revisionato/Rivisto nov 2022
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L’ipertensione è molto comune. Spesso è asintomatica; tuttavia, l’ipertensione può aumentare il rischio di ictus, attacco cardiaco e insufficienza cardiaca. Pertanto, è importante trattarla. I soggetti ipertesi devono cambiare il proprio stile di vita per cercare di ridurre la pressione arteriosa. Se tuttavia tali cambiamenti non riducono sufficientemente la pressione arteriosa, è necessario un trattamento farmacologico.

I farmaci utilizzati nel trattamento dell’ipertensione vengono denominati antipertensivi. Grazie alla vasta gamma di antipertensivi disponibili, l’ipertensione può essere controllata in quasi tutti i soggetti, ma il trattamento deve essere studiato su misura per ogni individuo. (Vedere anche Ipertensione arteriosa.) Il trattamento è più efficace quando c’è un buon dialogo tra paziente e medico e una buona collaborazione sul programma terapeutico.

I vari tipi di farmaci riducono la pressione arteriosa con meccanismi diversi; quindi, sono possibili numerose e differenti strategie terapeutiche. In alcuni casi, i medici adottano un approccio graduale: iniziano con un tipo di antipertensivo, associandone altri se necessario. In altri casi, al contrario, i medici prediligono un approccio sequenziale: prescrivono un antipertensivo; se risulta inefficace lo interrompono e ne prescrivono un altro. Nei soggetti con pressione arteriosa pari o superiore a 140/90 mmHg si avvia generalmente una terapia a base di due farmaci contemporaneamente. Nella scelta dell’antipertensivo, i medici tengono conto di fattori come:

  • Età, sesso ed etnia del soggetto

  • Gravità dell’ipertensione

  • La presenza di altre condizioni, come diabete o livelli elevati di colesterolo nel sangue

  • Potenziali effetti collaterali, che variano in base al farmaco

  • Costi dei farmaci e degli accertamenti necessari per la rilevazione di alcuni effetti collaterali

La maggioranza dei soggetti (superiore al 74%), infine, richiede due o più farmaci per raggiungere l’obiettivo pressorio.

La maggior parte dei soggetti tollera l’antipertensivo prescritto senza problemi, ma qualunque antipertensivo può determinare effetti collaterali. Pertanto, in caso di effetti indesiderati, il paziente deve comunicarlo al medico, che può modificare la dose o sostituire il farmaco prescritto. Di solito, la terapia antipertensiva deve essere seguita per tutta la vita per controllare la pressione arteriosa.

Bloccanti adrenergici

Gli adrenolitici comprendono gli alfa-bloccanti, i beta-bloccanti, gli alfa-beta-bloccanti e gli adrenolitici periferici. Tali farmaci bloccano gli effetti del sistema simpatico, la parte del sistema nervoso autonomo che può rispondere rapidamente allo stress con l’aumento della pressione arteriosa.

I beta-bloccanti sono i bloccanti adrenergici più comunemente usati. Sono particolarmente utili nei soggetti caucasici, nei giovani e nei soggetti che hanno subito un attacco cardiaco. Sono inoltre utili per i soggetti con tachicardia, angina pectoris (dolore toracico dovuto a un inadeguato flusso sanguigno al muscolo cardiaco) o mal di testa emicranici. Il rischio di effetti collaterali è più alto tra gli anziani.

Gli alfa-bloccanti non trovano più impiego come terapia principale perché non riducono il rischio di morte. Gli adrenolitici periferici trovano generalmente impiego solo se è necessario un terzo o un quarto tipo di farmaco per controllare la pressione arteriosa.

Inibitori dell'enzima di conversione dell'angiotensina

Gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE) riducono la pressione arteriosa in parte dilatando le arteriole Questa azione avviene attraverso la prevenzione della formazione dell’angiotensina II, una sostanza chimica prodotta dall’organismo che causa la costrizione delle arteriole. Nello specifico, questi inibitori bloccano l'azione dell'enzima di conversione dell'angiotensina, che converte l'angiotensina I in angiotensina II (vedere la figura Regolazione della pressione arteriosa). Questi farmaci sono particolarmente utili in caso di coronaropatia, insufficienza cardiaca, nei soggetti caucasici, nei giovani, nei soggetti che presentano proteine nelle urine a causa di una nefropatia cronica o una nefropatia diabetica e negli uomini che sviluppano disfunzione sessuale come effetto di un altro farmaco antipertensivo.

Bloccanti dei recettori dell’angiotensina II

I bloccanti del recettore dell’angiotensina II (angiotensin II receptor blockers, ARB) riducono la pressione arteriosa tramite un meccanismo simile a quello utilizzato dagli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina: bloccano direttamente l’azione dell’angiotensina II, che spesso induce il restringimento delle arteriole. Poiché il meccanismo è più specifico, i bloccanti del recettore dell’angiotensina possono determinare minori effetti collaterali.

Calcio-antagonisti

I calcio-antagonisti causano la dilatazione delle arteriole tramite un meccanismo completamente diverso. Sono particolarmente utili nei soggetti di origine africana e negli anziani. I calcio-antagonisti sono utili anche nei soggetti con angina pectoris, certi tipi di tachicardia o cefalee emicraniche. I calcio-antagonisti possono avere breve o lunga durata d’azione. I calcio-antagonisti a breve durata d’azione non sono usati per trattare l’ipertensione. Alcune segnalazioni suggeriscono che l’uso di calcio-antagonisti a breve durata d’azione può causare un aumento del rischio di morte da attacco cardiaco, mentre non ci sono prove di tale complicanza per trattamenti con calcio-antagonisti a lunga durata d’azione.

Alfa-agonisti ad azione centrale

Gli alfa-agonisti ad azione centrale riducono la pressione arteriosa attraverso un meccanismo in qualche modo simile a quello dei bloccanti adrenergici. Stimolando alcuni recettori nel tronco cerebrale, questi agonisti inibiscono gli effetti della sezione simpatica del sistema nervoso. Attualmente, tali farmaci sono raramente utilizzati.

Vasodilatatori diretti

I vasodilatatori diretti dilatano i vasi sanguigni tramite un altro meccanismo. Questi farmaci non vengono quasi mai usati da soli; piuttosto, vengono associati quando un altro farmaco da solo non riduce in modo adeguato la pressione arteriosa.

Tabella

Diuretici

Il primo farmaco prescritto per il trattamento dell’ipertensione può essere una tiazide o un diuretico tiazidico (come il clortalidone o l’indapamide). I diuretici causano l’allargamento (dilatazione) dei vasi sanguigni e aiutano anche i reni a eliminare sodio e acqua, riducendo la volemia totale, con conseguente riduzione della pressione.

Dato che i diuretici tiazidici causano l’escrezione di potassio nelle urine, talvolta è necessario assumere anche un integratore di potassio o un diuretico che non causa la perdita di potassio o che ne aumenta i livelli (diuretico risparmiatore di potassio). Generalmente, i diuretici risparmiatori di potassio non trovano impiego in monoterapia, perché non riescono a controllare la pressione con la stessa efficacia dei diuretici tiazidici. Tuttavia, lo spironolattone, diuretico risparmiatore di potassio, viene talora impiegato in monoterapia.

I diuretici sono particolarmente utili nei soggetti di origine africana, negli anziani, nei soggetti obesi e in caso di insufficienza cardiaca o malattia renale cronica.

Ulteriori informazioni

La seguente risorsa in lingua inglese può essere utile. Si prega di notare che IL MANUALE non è responsabile del contenuto di questa risorsa.

  1. American Heart Association: High blood pressure: risorsa completa per aiutare a capire le cause dell’ipertensione arteriosa e a gestire i cambiamenti dello stile di vita necessari per il trattamento