La sindrome del dolore miofasciale temporomandibolare (conosciuta precedentemente come dolore miofasciale e sindrome da disfunzione) può insorgere in pazienti con un'articolazione temporo-mandibolare normale. È causata da tensione muscolare, affaticamento o (raramente) spasmo nei muscoli masticatori. I sintomi comprendono dolore e dolorabilità entro e attorno alle strutture masticatorie o riferito ad altre sedi nella testa e nel collo, e, spesso, anomalie nella mobilità mandibolare. La diagnosi si basa principalmente sull'anamnesi e sull'esame obiettivo. Il trattamento conservativo, compresi analgesici, miorilassanti, modifica del comportamento parafunzionale (p. es., serrare e digrignare i denti), e l'uso di apparecchi orali è in genere efficace.
(Vedi anche Panoramica sui disturbi temporomandibolari.)
Questa condizione è il disturbo temporomandibolare più comune (1). È più frequente nelle donne che negli uomini e si verifica più comunemente nelle persone giovani (2).
Nel muscolo interessato, sia il dolore che i punti trigger (che causano dolore riferito) possono derivare da un comportamento parafunzionale come il bruxismo (serraggio o digrignamento dei denti e/o rinforzo o spinta della mandibola). Il bruxismo è considerato come 2 entità distinte: bruxismo del sonno o da sveglio, che hanno eziologie diverse. Il bruxismo può essere definito come qualcosa che si verifica durante il sonno o da svegli. Il bruxismo del sonno è un'attività ritmica o non ritmica dei muscoli masticatori durante il sonno e il bruxismo da svegli è caratterizzato da un contatto dentale sostenuto o ripetitivo. (3).
La sindrome del dolore miofasciale temporomandibolare non è limitata ai muscoli della masticazione. Può insorgere in ogni parte del corpo, coinvolgendo il più delle volte i muscoli del collo, delle spalle e della schiena.
Riferimenti
1. Manfredini D, Arveda N, Guarda-Nardini L, et al. Distribution of diagnoses in a population of patients with temporomandibular disorders. Oral Surg Oral Med Oral Pathol Oral Radiol. 2012;114(5):e35-e41. doi:10.1016/j.oooo.2012.03.023
2. Janal MN, Raphael KG, Nayak S, Klausner J. Prevalence of myofascial temporomandibular disorder in US community women. J Oral Rehabil. 2008;35(11):801-809. doi:10.1111/j.1365-2842.2008.01854.x
3. Lobbezoo F, Ahlberg J, Raphael KG, et al. International consensus on the assessment of bruxism: Report of a work in progress. J Oral Rehabil. 2018;45(11):837-844. doi:10.1111/joor.12663
Sintomatologia della sindrome del dolore miofasciale temporomandibolare
I sintomi comprendono dolore e dolorabilità dei muscoli masticatori e spesso dolore e limitazione dell'escursione della mandibola. Sia il bruxismo nel sonno sia i disturbi respiratori del sonno (come per esempio l'apnea ostruttiva del sonno e la sindrome da resistenza delle vie aeree superiori) sono associati a un mal di testa che è più grave al risveglio e che diminuisce gradualmente durante il giorno. Tale dolore deve essere distinto dal dolore causato dall'arterite a cellule giganti, che può causare perdita della vista se non diagnosticato e trattato prontamente. I sintomi da svegli, compresi la fatica muscolare della mandibola, il dolore alla mandibola, e le cefalee, di solito peggiorano se il comportamento parafunzionale perdura durante il giorno.
La mandibola devia verso il lato colpito quando la bocca si apre, ma di solito non altrettanto improvvisamente o sempre nello stesso punto di apertura come avviene nella lussazione articolare temporo-mandibolare interno. A volte, l'esaminatore può esercitare una lieve pressione sui denti anteriori inferiori che può allungare i muscoli coinvolti e così assistere il paziente nell'apertura della bocca per 1-3 mm oltre l'apertura massima che il paziente può effettuare da solo.
Diagnosi della sindrome del dolore miofasciale temporomandibolare
Principalmente anamnesi ed esame obiettivo
La diagnosi si basa tipicamente sull'anamnesi e sull'esame obiettivo del paziente. Un semplice esame può aiutare la diagnosi: si posizionano 2 o 3 abbassalingua tra i molari situati più indietro di ciascun lato e si chiede al paziente di chiudere la bocca delicatamente (1, 2, 3). Questa procedura di serramento attiverà i muscoli masticatori. Se i muscoli masticatori sono la fonte del dolore, il paziente indicherà che questa procedura intensifica il suo dolore mentre indica l'area del dolore. Le radiografie di solito non aiutano nella diagnosi, ma possono escludere un'artrite o altre patologie. Se si sospetta un'arterite a cellule giganti, devono essere misurate la proteina C-reattiva e la velocità di eritrosedimentazione (VES).
Sebbene la sindrome dolorosa miofasciale temporomandibolare possa causare disturbi del sonno, la polisonnografia deve essere eseguita se si sospetta un disturbo respiratorio durante il sonno.
Riferimenti relativi alla diagnosi
1. Schiffman E, Ohrbach R, Truelove E, et al. Diagnostic criteria for temporomandibular disorders (DC/TMD) for clinical and research applications: Recommendations of the International RDC/TMD Consortium Network and Orofacial Pain Special Interest Group. J Oral Facial Pain Headache 28(1):6-27, 2014. doi: 10.11607/jop.1151
2. Peck C, Goulet J-P, Lobbezoo F, et al. Expanding the taxonomy of the diagnostic criteria for temporomandibular disorders. J Oral Rehabil 41(1):2-23, 2014. doi: 10.1111/joor.12132
3. International Classification of Orofacial Pain, 1st edition (ICOP).Cephalalgia 40(2):129-221, 2020. doi: 10.1177/0333102419893823
Trattamento della sindrome del dolore miofasciale temporomandibolare
Terapie di autogestione
Analgesici
Apparecchi orali
Possibile uso temporaneo di benzodiazepina o ciclobenzaprina al momento di coricarsi
Iniezioni nei punti grilletto e altre modalità di terapia fisica e comportamentale
Il paziente deve imparare a evitare il comportamento parafunzionale (p. es., serrare la mandibola, digrignare i denti, bloccare o spingere la mandibola) quando è sveglio. Si devono evitare i cibi duri e le gomme da masticare. La fisioterapia, il biofeedback per stimolare il rilassamento e la consulenza psicologica sono di aiuto per alcuni pazienti (1, 2).
Gli analgesici, come FANS o acetaminofene (paracetamolo), singolarmente o in combinazione, sono in genere efficaci. Poiché la patologia è cronica, gli oppioidi non devono essere utilizzati, tranne brevemente per esacerbazioni acute. In alcuni casi di dolore cronico, sono utili i farmaci antidepressivi (3).
Un apparecchio orale fornito da un dentista può impedire ai denti di entrare in contatto tra di loro e quindi ridurre i danni causati dal bruxismo. In molti negozi di articoli sportivi o in farmacia sono disponibili paradenti termoformabili da banco (boil and bite, letteralmente "fai bollire e mordi"); tuttavia, apparecchi di questo tipo devono essere utilizzati per brevi periodi e solo come strumenti diagnostici a breve termine e solo per un sollievo a breve termine. Poiché questi paradenti possono causare movimenti dentali indesiderati o creare un paradossale aumento dell'attività muscolare, gli apparecchi orali devono essere fabbricati, montati e regolati da un dentista.
Basse dosi di benzodiazepine al momento di coricarsi sono spesso efficaci per le esacerbazioni acute e per il sollievo temporaneo dei sintomi (4, 5). La ciclobenzaprina può facilitare il rilassamento muscolare. Tuttavia, in pazienti con disturbi del sonno associati, come l'apnea del sonno, benzodiazepine e miorilassanti devono essere usati con cautela perché possono aggravare queste condizioni.
Le modalità fisiche comprendono l'iniezione dei punti grilletto, la stimolazione nervosa elettrica transcutanea, e la procedura "spray e stiramento", procedura in cui la mandibola viene aperta stirandola dopo che si è provveduto a raffreddare la cute al di sopra della zona dolorante con ghiaccio o a spruzzarla con un refrigerante cutaneo, come cloruro di etile. La tossina botulinica può essere utilizzata con successo per alleviare lo spasmo muscolare.
La maggior parte dei pazienti, anche se non trattata, ha abitualmente una diminuzione o la cessazione dei sintomi significativi entro 6-12 mesi.
Riferimenti relativi al trattamento
1. Story WP, Durham J, Al-Baghdadi M, Steele J, et al. Self-management in temporomandibular disorders: a systematic review of behavioural components. J Oral Rehabil. 2016;43(10):759-770. doi:10.1111/joor.12422
2. Durham J, Al-Baghdadi M, Baad-Hansen L, et al. Self-management programmes in temporomandibular disorders: results from an international Delphi process. J Oral Rehabil. 2016;43(12):929-936. doi:10.1111/joor.12448
3. Dei T, Galloway K, Fagundes NCF, et al. Beyond Depression: The Role of Antidepressants in Managing Chronic Temporomandibular Disorders. A Systematic Review. J Oral Rehabil. 2025;52(6):923-936. doi:10.1111/joor.13971
4. Klasser GD, Romero Reyes M, eds. Orofacial Pain: Guidelines for Assessment, Diagnosis, and Management. 7th Ed. Quintessence; 2023.
5. List T, Axelsson S. Management of TMD: evidence from systematic reviews and meta-analyses. J Oral Rehabil. 2010;37(6):430-451. doi:10.1111/j.1365-2842.2010.02089.x
Punti chiave
La sindrome del dolore miofasciale temporomandibolare è la causa più comune di dolore temporo-mandibolare rispetto ai problemi di dislocamento del disco articolare.
La tensione, la fatica, e (raramente) lo spasmo dei muscoli masticatori possono derivare dal comportamento parafunzionale (p. es., bruxismo).
I pazienti hanno dolore e dolorabilità dei muscoli masticatori, piena limitazione dell'escursione della mandibola e a volte mal di testa.
L'uso di apparecchi orali, benzodiazepine o miorilassanti durante il sonno può aiutare, insieme ad analgesici non oppioidi; le modalità comportamentali e la fisioterapia sono talvolta appropriate.
