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Fascioliasi

(Infezioni da fasciola epatica comune; Infezioni da fasciola epatica della pecora)

Di

Chelsea Marie

, PhD, University of Virginia;


William A. Petri, Jr

, MD, PhD, University of Virginia School of Medicine

Revisionato dal punto di vista medico ago 2021
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Risorse sull’argomento

La fascioliasi è l'infezione dal parassita del fegato Fasciola hepatica (trematode), che si acquisisce mangiando crescione contaminato o altre piante acquatiche. Le manifestazioni cliniche comprendono dolore addominale ed epatomegalia. La diagnosi si basa sulla sierologia o sul riscontro delle uova nelle feci, negli aspirati duodenali o nei campioni di bile. Il trattamento consiste in triclabendazolo o possibilmente nitazoxanide.

I trematodi sono vermi piatti che infestano varie parti del corpo (p. es., i vasi sanguigni, il tratto gastrointestinale, i polmoni o il fegato), a seconda della specie.

L'F. hepatica è un trematode epatico che infesta pecore e capre. La fascioliasi umana accidentale, acquisita mangiando crescione contaminato da concime di origine ovina o bovina, è presente in Europa, Africa, Cina e Sud America ma è rara negli Stati Uniti.

Nell'infezione acuta, le larve immature di trematode migrano attraverso la parete intestinale, la cavità peritoneale, la capsula epatica, e il parenchima epatico prima di entrare nei dotti biliari, in cui avviene la maturazione in vermi adulti durante un periodo di circa 3-4 mesi. Gli adulti depongono le uova, che attraverso il dotto biliare passano nel duodeno e quindi fuori nelle feci.

Sintomatologia della fascioliasi

L'infezione acuta può provocare dolore addominale, epatomegalia, nausea, vomito, febbre intermittente, orticaria, malessere generale e perdita di peso dovuta al danno epatico.

È stata riportata fascioliasi faringea che deriva nella disfagia dopo il consumo di fegato crudo infetto in Medio Oriente; questa infezione viene chiamata halzoun.

Diagnosi della fascioliasi

  • Esame microscopico delle feci o duodenale o di materiale biliare per le uova

  • Esame degli anticorpi

La fascioliasi deve essere presa in considerazione nei pazienti con dolore addominale e/o epatomegalia, e un'anamnesi alimentare di ingestione di crescione o consumo di verdure non cotte esposte ad acqua contaminata.

Quando si sospetta una fascioliasi, i pazienti devono essere sottoposti a un esame delle feci per la presenza di uova e a un dosaggio degli anticorpi sierici. I reperti di supporto su esami del sangue e all'imaging eseguiti per la valutazione dei disturbi addominali comprendono anemia, eosinofilia, test epatici anomali, elevata velocità di eritrosedimentazione, ipergammaglobulinemia e lesioni ipodense nel fegato alla TC durante la fase acuta della fascioliasi.

Se l'esame delle feci e il test degli anticorpi sono negativi o dubbi, ma la fascioliasi è ancora sospettata (ossia, sulla base di numerosi reperti di supporto, in particolare l'eosinofilia), deve essere eseguita un'endoscopia con aspirazione duodenale e biliare. Le uova e talvolta i vermi adulti possono essere rilevati in campioni ottenuti durante l'endoscopia.

I test di rilevazione degli anticorpi sono particolarmente utili in

  • Prime fasi dell'infezione prima che le uova siano prodotte (la produzione di uova tipicamente inizia almeno 3-4 mesi dopo l'esposizione)

  • Infezione cronica quando la produzione di uova è sporadica o bassa

La perdita di anticorpi rilevabili avviene da 6 a 12 mesi dopo la cura.

Nelle infezioni croniche, le uova possono essere raccolte da feci o da materiali duodenali o biliari. Le uova sono indistinguibili da quelle di Fasciolopsis buski.

Nelle aree endemiche, le uova possono anche essere trovate nelle feci dopo l'ingestione di fegato di animali infetti, che non sono infettivi per gli umani, con una conseguente diagnosi erronea di fascioliasi. Così, ai pazienti deve essere chiesto di seguire una dieta priva di fegato per diversi giorni prima che vengano esaminati.

Ecografia, TC, RM, colangiopancreatografia retrograda endoscopica, o colangiografia sono in grado di rilevare anomalie del tratto biliare nella malattia cronica.

Trattamento della fascioliasi

  • Triclabendazolo o possibilmente nitazoxanide

Il trattamento della fascioliasi per i pazienti di età ≥ 6 anni è con 2 dosi di 10 mg/kg di triclabendazolo somministrato a 12 h di distanza, per via orale con il cibo. Nitazoxanide 500 mg per via orale 2 volte/die per 7 giorni può essere efficace, ma i dati sono limitati.

La terapia con il praziquantel è spesso fallimentare; non è raccomandata.

In alcuni pazienti, può essere utile estirpare i trematodi adulti dal tratto biliare mediante colangiopancreatografia retrograda endoscopica.

La prevenzione implica non mangiare il crescione o altre piante d'acqua dolce nelle regioni in cui F. hepatica è endemica. I familiari delle persone infette devono essere valutati per la fascioliasi.

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