(Vedi anche Panoramica sulle aritmie e sulla Fibrillazione atriale.)
Nella sindrome di Wolff-Parkinson-White manifesta, la conduzione anterograda si verifica attraverso la via accessoria. Se si sviluppa una fibrillazione atriale, i normali effetti di limitazione della risposta ventricolare da parte del nodo atrioventricolare sono aggirati e le eccessive frequenze ventricolari che ne risultano (anche fino a 200-240 battiti/min) possono portare a fibrillazione ventricolare (vedi figura Fibrillazione atriale nella sindrome di Wolff-Parkinson-White) e quindi morte improvvisa. I pazienti con sindrome di Wolff-Parkinson-White occulta non sono a rischio perché in loro non si ha conduzione anterograda attraverso la via accessoria.
Trattamento
Il trattamento di scelta per la sindrome di Wolff-Parkinson-White è la cardioversione elettrica. I farmaci solitamente usati nella fibrillazione atriale per rallentare la frequenza ventricolare non sono efficaci, anzi la digossina e i calcio-antagonisti (p. es., verapamil, diltiazem) non-diidropiridinici sono controindicati in quanto possono incrementare la frequenza ventricolare facilitando la degenerazione in fibrillazione ventricolare. Se la cardioversione non è possibile, devono essere usati farmaci che prolungano il periodo refrattario della via accessoria. In questo contesto sono farmaci di scelta la procainamide EV o l'amiodarone EV, ma può essere impiegato qualsiasi farmaco antiaritmico di classe Ia, Ic o III.