Panoramica sugli agenti per guerra chimica

DiJames M. Madsen, MD, MPH, University of Florida
Revisionato/Rivisto gen 2023
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    Le armi chimiche vengono messe a punto dai governi in caso di guerra, e comprendono

    • Agenti tossici (volti a causare lesioni gravi o decessi)

    • Agenti invalidanti (intesi a causare solo effetti temporanei, non letali)

    • Agenti incendiari (intesi a produrre luce e fiamme)

    Anche le sostanze chimiche tossiche industriali, prodotte per le industrie, possono provocare stragi. Alcune di esse (come i composti di cloro, fosgene e cianuro) hanno un uso sia industriale che per la guerra chimica.

    Gli agenti tossici si dividono in quattro classi principali:

    Gli agenti invalidanti si dividono in

    Gli oppioidi, soprattutto i derivati del fentanil particolarmente potenti, quali quelli presumibilmente utilizzati dalla Russia contro i terroristi ceceni nel 2002, possono essere considerati invalidanti. Sebbene il loro uso non sia tipicamente destinato a causare lesioni gravi o morte, quando usati come armi per provocare stragi di massa possono facilmente determinare la morte per arresto respiratorio. In situazioni di strage di massa, gli oppioidi verrebbero probabilmente utilizzati in forma nebulizzata. Per invertire gli effetti dei derivati del fentanil possono rendersi necessarie dosi di naloxone, il farmaco di salvataggio per gli oppioidi, superiori alla norma.

    Se dispersi in alte dosi, questi agenti possono causare lesioni gravi o la morte.

    Gli agenti incendiari, intesi a creare luce e fiamme, possono anche causare ustioni in moltissime vittime.

    Oltre alla denominazione chimica e ai nomi comuni, la maggior parte degli agenti per la guerra chimica è identificata anche da un codice costituito da una-tre lettere attribuito dall’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (NATO). Per esempio, il cloroacetofenone è una forma di gas lacrimogeno commercializzata con il marchio Mace® e ha il codice CN.

    Le opinioni riportate in questo articolo sono dell’autore e non riflettono la politica ufficiale dell’Esercito, del dipartimento della Difesa o del governo degli Stati Uniti.