Agenti chimici antisommossa

DiJames M. Madsen, MD, MPH, University of Florida
Revisionato/Rivisto gen 2023
Visualizzazione l’educazione dei pazienti

Gli agenti antisommossa sono composti che furono inizialmente sviluppati per il controllo della folla, ma che sono stati utilizzati anche in conflitti militari (vedi anche Panoramica sugli agenti di guerra chimica). Gli agenti antisommossa sono anche indicati come agenti molestanti o lacrimogeni e sono spesso chiamati in maniera fuorviante gas lacrimogeni, ma in realtà non esistono in forma di gas o vapori. Al contrario, essi sono solidi che possono essere dispersi come liquidi (sciogliendo l'agente solido per formare una soluzione e poi spruzzando la soluzione) o come aerosol (piccole particelle rilasciate con esplosivi o come fumo). Come gli agenti anticolinergici, sono destinati a causare invalidità temporanea piuttosto che lesioni gravi o morte, anche se si sono verificati decessi dovuti a edema polmonare (danno polmonare acuto).

Versioni militari di tali agenti includono il cloroacetofenone (commercializzato anche come MACE ®), il clorobenzilidenemalononitrile, la dibenzoxazepina, e la difenilaminoarsina (adamsite, un cosiddetto agente emetico). L'oleoresina di capsico (spray al pepe) è un agente antisommossa sviluppato più di recente utilizzato principalmente dalle forze dell'ordine e per la protezione personale. La cloropicrina è un composto utilizzato durante la prima guerra mondiale che viene occasionalmente considerato come agente antisommossa, anche se è più propriamente classificato come agente polmonare.

Fisiopatologia delle lesioni da agenti chimici antisommossa

Il cloroacetofenone e il clorobenzilidenemalononitrile alchilano enzimi quali la lattato deidrogenasi (LDH); questo meccanismo può essere responsabile per lesioni transitorie dei tessuti che si risolvono con la rapida sostituzione degli enzimi inattivati. Il rilascio di citochine tra cui la bradichinina contribuisce al dolore causato da questi composti, come fa anche la generazione di acido cloridrico ad alte dosi. La dibenzoxazepina sembra avere un meccanismo d'azione simile. Si pensa che l'adamsite eserciti i suoi effetti in parte tramite l'ossidazione del suo residuo di arsenico da As (III) a As (V) e il successivo rilascio di cloro. L'oleoresina di capsico provoca dolore legandosi al canale TRPV1 (transient receptor potential vanilloid 1) nei neuroni che sono quindi stimolati a rilasciare neurochinina A, peptide correlato al gene della calcitonina, e sostanza P. Questi composti inducono infiammazione neurogena associata a dolore, perdita capillare, edema, produzione di muco, e broncocostrizione.

Sintomatologia delle lesioni da agenti chimici antisommossa

Anche se ci sono lievi differenze tra i vari composti, la maggior parte degli agenti antisommossa causa irritazione e dolore quasi immediati a occhi, mucose e cute, che può anche diventare eritematosa in breve tempo. Gli effetti respiratori che sono causati dall'inalazione sono in genere udibili in maniera ovvia (p. es., tosse, starnuti, e sibilanti) a causa di danno di tipo 1, anche se con dosi elevate possono verificarsi danni di tipo 2 (mancanza di respiro a esordio ritardato dovuta all'inizio delle lesioni polmonari acute). I decessi sono di solito dovuti all'edema polmonare causato da alte dosi erogate in spazi ristretti. L'agente adamsite, perlopiù obsoleto, può causare irritazione immediata o a esordio ritardato insieme a vomito.

Gli effetti di tutti gli agenti antisommossa in genere si risolvono nel giro di mezz'ora, anche se un agente lasciato sulla pelle può provocare la formazione di vesciche. La sindrome da disfunzione reattiva delle vie aeree può verificarsi molto tempo dopo l'esposizione e persistere a tempo indeterminato, anche se è impossibile prevedere in quali pazienti si svilupperà questa complicanza.

Diagnosi delle lesioni da agenti chimici antisommossa

  • Valutazione clinica

La diagnosi viene fatta a partire dall'anamnesi, i segni (lacrimazione, blefarospasmo, eritema, sintomi respiratori di tipo 1), e sintomi (irritazione transitoria e dolore con, a dosi elevate, difficoltà respiratorie e oppressione toracica con insorgenza ritardata). L'RX torace è in genere pulito e non necessario a meno che i pazienti sviluppino dispnea, che suggerisce la presenza di edema polmonare. Le analisi di laboratorio non contribuiscono alla diagnosi.

Smistamento

In genere è necessario che le vittime vengano allontanate tempestivamente dall'esposizione, ma in seguito di solito viene loro assegnata una priorità ritardata o bassa, dato che, eccetto che a dosi elevate, gli effetti sono autolimitanti. Prove di edema polmonare incipiente devono indurre l'immediato e urgente trasferimento a un'unità di terapia intensiva polmonare.

Trattamento delle lesioni da agenti chimici antisommossa

  • Interruzione dell'esposizione

  • Decontaminazione della cute

  • Se il dolore agli occhi non si risolve spontaneamente, decontaminazione degli occhi

  • Impacchi freddi e analgesici per il dolore se necessario

Al primo segno di esposizione o potenziale esposizione, vanno applicate delle maschere se disponibili. I soggetti vengono evacuati dalla zona interessata, laddove possibile.

La decontaminazione avviene per rimozione fisica o meccanica (spazzolatura, lavaggio, risciacqui) di agenti solidi o liquidi. L'acqua può transitoriamente esacerbare il dolore causato dal clorobenzilidenemalononitrile e dall'oleoresina di capsico, ma è comunque efficace, anche se oli o saponi contenenti grassi possono essere più efficaci contro l'oleoresina di capsico. Gli occhi sono decontaminati mediante risciacquo abbondante con acqua o soluzione fisiologica sterili o (in caso di esposizione all'oleoresina di capsico) esponendo gli occhi aperti al vento prodotto da un ventilatore. È necessario il rinvio a un oftalmologo nel caso in cui l'esame con la lampada a fessura mostri la presenza di particelle solide di un agente.

La maggior parte degli effetti derivanti da agenti antisommossa è transitoria e non richiede un trattamento oltre alla decontaminazione, e la maggior parte dei pazienti non ha bisogno di osservazione oltre le 4 h. Tuttavia, i pazienti devono essere istruiti a tornare nel caso in cui si sviluppino effetti come la formazione di vesciche o l'insorgenza ritardata di difficoltà respiratorie.

Le opinioni espresse in questo articolo sono quelle dell'autore e non riflettono la politica ufficiale del Department of Army, Department of Defense, o del governo degli Stati Uniti.

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