Febbre purpurica delle Montagne Rocciose (RMSF)

(febbre esantematica; febbre da zecche; tifo da zecche)

DiWilliam A. Petri, Jr, MD, PhD, University of Virginia School of Medicine
Revisionato/Rivisto mar 2022
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La febbre purpurica delle Montagne Rocciose è un’infezione da rickettsia potenzialmente fatale, trasmessa dalla zecca del cane e dalla zecca dei boschi. Causa eruzione cutanea, cefalea e febbre alta.

  • I soggetti vengono infettati venendo punti da una zecca che trasporta l’infezione.

  • Si sviluppano grave cefalea, brividi, spossatezza estrema e dolori muscolari, solitamente seguiti, dopo qualche giorno, da eruzione cutanea.

  • Il modo migliore di prevenire l’infezione è evitare le punture di zecca.

  • I soggetti punti da una zecca e con sintomi tipici vengono immediatamente curati con gli antibiotici.

La febbre purpurica delle Montagne Rocciose è causata dal batterio Rickettsia rickettsii. Le rickettsie sono un tipo di batteri in grado di vivere solo all’interno delle cellule di altri organismi.

La febbre purpurica delle Montagne Rocciose probabilmente rappresenta l’infezione da rickettsia più comune negli Stati Uniti. È stata per la prima volta identificata negli stati delle Montagne Rocciose, ma si presenta nella maggior parte degli stati continentali degli Stati Uniti. È più comune nelle aree sudorientali e centro-meridionali degli Stati Uniti (North Carolina, Oklahoma, Arkansas, Tennessee e Missouri). È presente anche in America centrale e meridionale.

La febbre purpurica delle Montagne Rocciose compare soprattutto nel periodo compreso tra marzo e settembre, quando le zecche adulte sono attive e la probabilità di trovarsi in zone infestate è maggiore. Negli stati meridionali, la malattia può comparire in qualunque momento dell’anno. L’infezione è più comune tra le persone che trascorrono molto tempo nelle aree infestate da zecche e i bambini di età inferiore a 15 anni.

Le zecche acquisiscono la rickettsia nutrendosi del sangue di mammiferi infetti, generalmente roditori, e le zecche femmina infette possono trasmetterla anche alla prole. L’infezione si diffonde nella popolazione attraverso le punture delle zecche del cane o delle zecche dei boschi. L’infezione da rickettsia non viene trasmessa direttamente da persona a persona.

La rickettsia vive e si moltiplica nell’endotelio dei vasi sanguigni. Di solito, vengono infettati i vasi sanguigni della pelle e sotto la pelle, nonché quelli cerebrali, polmonari, cardiaci, renali, epatici e splenici. I vasi sanguigni di piccolo calibro infetti possono andare incontro a trombosi.

Sapevate che...

  • Circa tre quarti dei soggetti che presentano i sintomi ricordano di essere stati punti da una zecca.

Sintomi della febbre purpurica delle Montagne Rocciose

Normalmente, i sintomi della febbre purpurica delle Montagne Rocciose includono cefalea grave, brividi, spossatezza estrema (prostrazione) e dolori muscolari, e compaiono improvvisamente 3-12 giorni dopo la puntura della zecca. Quanto più rapida è la comparsa dei sintomi, tanto più grave è l’infezione. Entro pochi giorni si sviluppa febbre alta che, nelle infezioni gravi, persiste per 2-3 settimane. Si può sviluppare anche una tosse stizzosa e secca. Sono frequenti nausea e vomito.

Tra il primo e il sesto giorno di febbre, nella maggior parte dei casi si sviluppa un’eruzione cutanea su polsi, palmi delle mani, caviglie, piante dei piedi e avambracci, che si estende rapidamente al collo, al viso, alle ascelle, alle natiche e al tronco. Inizialmente, l’eruzione cutanea è piatta e rosea, ma successivamente si scurisce ispessendosi; non è pruriginosa. Un bagno con acqua calda, per esempio, rende l’eruzione più evidente. Entro quattro giorni, si sviluppano piccole aree violacee (petecchie) a causa di sanguinamento sotto la pelle. Se l’infezione è grave, alcune aree della pelle potrebbero morire e diventare nere, a indicare gangrena.

Alcune persone affette da febbre purpurica delle Montagne Rocciose non sviluppano un’eruzione cutanea.

Con la progressione, la febbre purpurica delle Montagne Rocciose può causare altri sintomi:

  • Irrequietezza, insonnia, delirio o talvolta coma se vengono colpiti i vasi sanguigni del cervello

  • Dolore addominale

  • Infiammazione delle vie aeree (pneumonite) e polmonite

  • Danno cardiaco

  • Anemia

  • Grave ipotensione arteriosa e decesso (non comune; è un segno di infezione grave)

Diagnosi della febbre purpurica delle Montagne Rocciose

  • Valutazione medica

  • Biopsia e analisi dell’eruzione cutanea

  • Esami del sangue

I medici sospettano la febbre purpurica delle Montagne Rocciose se i pazienti:

  • Vivono in una qualsiasi area boscosa dell’emisfero occidentale, o nelle vicinanze di tali aree

  • Manifestano febbre, cefalea e dolori muscolari in primavera, in estate o in autunno, a prescindere dal fatto che presentino un’eruzione cutanea o una puntura di zecca

Sebbene la malattia sia sempre trasmessa dalle zecche, solo circa il 70% delle persone ricorda di essere stata punta da una zecca.

Di solito, per confermare la febbre purpurica delle Montagne Rocciose sono necessari degli esami. Tuttavia, gli esami disponibili possono non rilevare immediatamente i batteri o richiedere molto tempo per i risultati. Pertanto, quando i medici sospettano la febbre purpurica delle Montagne Rocciose, di norma il trattamento viene avviato prima di ottenere i risultati degli esami.

Per confermare la diagnosi, i medici solitamente ricorrono al test di immunofluorescenza su un campione di tessuto prelevato dall’eruzione cutanea (biopsia). Nei test di immunofluorescenza, le sostanze estranee prodotte dai batteri (antigeni) vengono marcate con un mezzo di contrasto fluorescente che rende più semplice la rilevazione e l’identificazione dei batteri.

I medici possono eseguire analisi del sangue che rilevano gli anticorpi contro i batteri. Tuttavia, tali analisi possono iniziare a rilevare gli anticorpi solo circa 7-10 giorni dopo la comparsa dei sintomi, i test anticorpali eseguiti prima possono risultare negativi. Pertanto, i medici di solito eseguono i test due volte a distanza di diverse settimane, per verificare la presenza di un aumento dei livelli anticorpali. Quindi, queste analisi non aiutano i medici a diagnosticare l’infezione subito dopo la manifestazione dei sintomi; tuttavia, possono contribuire alla conferma della diagnosi in seguito.

Prevenzione della febbre purpurica delle Montagne Rocciose

Non esiste un vaccino contro la febbre purpurica delle Montagne Rocciose, quindi la migliore prevenzione consiste nell’evitare le punture delle zecche e nel rimuovere immediatamente quelle che si sono attaccate.

Impedire alle zecche di avvicinarsi alla pelle comporta:

  • Restare sui sentieri e sulle piste battute

  • Infilare i pantaloni negli stivali o nelle calze

  • Indossare magliette a maniche lunghe

  • Applicare repellenti contenenti dietiltoluamide (DEET) sulle superfici cutanee

I repellenti contenenti DEET devono essere usati con cautela nei bambini molto piccoli, in quanto sono state segnalate reazioni tossiche. La permetrina sugli indumenti sopprime efficacemente le zecche. Nelle zone in cui le infezioni trasmesse dalle zecche sono comuni è essenziale eseguire frequenti ricerche per individuare le zecche, soprattutto nelle aree villose del corpo e sui bambini.

Cercare frequentemente le zecche sulla pelle previene l’infezione poiché una zecca deve restare attaccata per 24 ore, in media, per poter trasmettere l’infezione. Le zecche ingrossate devono venire rimosse con cura e non schiacciate tra le dita, dato che lo schiacciamento può comportare la trasmissione della malattia. Non afferrare o schiacciare il corpo della zecca. Esercitando una trazione graduale con una pinzetta sulla testa della zecca, questa si stacca. Il punto di attacco deve essere tamponato con alcol. L’utilizzo di vaselina, fiammiferi accesi e altre sostanze irritanti non è un mezzo efficace per rimuovere le zecche e deve essere evitato.

Non è disponibile alcun mezzo pratico per eliminare le zecche da intere regioni. Tuttavia, nelle zone in cui sono comuni, il numero di zecche può essere ridotto rendendo l’ambiente meno invitante per gli animali che le trasportano. Per esempio, si può rendere un’area meno invitante per i topi rimuovendo dagli spazi che circondano le case, soprattutto quelli ricreativi, le cataste di legna, la lettiera fogliare, l’erba alta e i cespugli, in cui i topi possono nascondersi e fare la propria tana.

Trattamento della febbre purpurica delle Montagne Rocciose

  • Antibiotici

I medici che sospettano la febbre purpurica delle Montagne Rocciose in base alla sintomatologia e temono l’esposizione a zecche infette prescrivono immediatamente antibiotici, anche se i risultati di laboratorio non sono ancora disponibili. Il trattamento precoce con antibiotici riduce il tasso di mortalità dal 20% al 5%.

Solitamente viene impiegata la doxiciclina. somministrata per via orale quando l’infezione è lieve e per via endovenosa quando è più grave. L’assunzione dell’antibiotico prosegue fino al miglioramento delle condizioni e alla scomparsa della febbre per 24-48 ore, ma deve durare almeno 7 giorni.

Solitamente gli antibiotici non vengono prescritti ai soggetti punti da zecche che non presentano sintomi. Per contro, il medico può chiedere loro di riferirne l’eventuale comparsa immediatamente.

Le donne in gravidanza devono valutare con il proprio medico i potenziali rischi rispetto ai potenziali benefici dell’assunzione di doxiciclina per la febbre purpurica delle Montagne Rocciose.