Una protesi d’arto ha 4 componenti principali:
Interfaccia
Sospensione
Componenti strutturali
Aspetto delle componenti
Interfaccia tra l’arto residuo e la protesi
La protesi si attacca al corpo tramite contatto cutaneo diretto o tramite un’interfaccia di vari materiali ammortizzanti sottili appoggiati sopra l’arto residuo.
Un’interfaccia ammortizzante in gel, passata sul moncone, protegge la cute e contribuisce a uniformare le pressioni. Possono essere necessarie delle interfacce dalla forma personalizzata per arti residui dai contorni irregolari (a causa, ad esempio, di cicatrici profonde, ossa appuntite o ustioni). Idealmente, i soggetti devono avere 2 interfacce identiche in modo tale da poterle alternare ogni giorno. Alternando l’interfaccia, la si aiuta a mantenere elasticità e forma e a durare più a lungo. Di solito, si raccomanda di sostituire le interfacce ogni 6 mesi e, per i soggetti molto attivi, ogni 3-4 mesi.
È possibile indossare una calza protesica in sostituzione o insieme al rivestimento in gel. Le calze sono realizzate in lana, nylon o tessuti sintetici, talvolta in gel intervallato tra gli strati di tessuto. Le calze sono disponibili in diversi spessori (strati). Il moncone cambia dimensioni normalmente durante il giorno, come conseguenza di attività, tempo atmosferico e altri fattori. Per gestire tali variazioni, si fa ricorso a calze protesiche e appositi cuscinetti. Indossando o togliendo una o più calze di diverso spessore, il soggetto può adattare la calzata dell’invasatura per renderla più comoda, dato che il moncone cambia dimensioni durante il giorno. Quando non si riesce a mantenere una calzata comoda e stabile con l’impiego di calze protesiche o appositi cuscinetti, il protesista (un esperto che progetta, adatta, fabbrica e regola le protesi) può adattare l’invasatura.
Sospensione
Per sospensione s’intende il modo in cui la protesi è collegata all’arto residuo. Alcuni materiali dell’interfaccia in gel sono più indicati per applicazioni di sospensione specifiche (come aspirazione, perno o ventosa).
Di seguito si riportano i sistemi di sospensione più comunemente utilizzati.
Ventosa: Una pompa a vuoto elettrica o meccanica rimuove l’aria dall’invasatura. Questo è il metodo più efficace per mantenere la protesi sul moncone e aiuta anche a stabilizzare la quantità di liquido presente nel moncone. I materiali con interfaccia in gel di uretano sono preferibili per questo tipo di sospensione.
Aspirazione passiva: Quando il moncone viene inserito nell’invasatura, l’aria viene forzata a uscire. Un sigillo sopra impedisce all’aria di rientrare, creando un effetto ventosa. Una valvola unidirezionale può essere incorporata nella parte inferiore dell’invasatura per permettere la fuoriuscita dell’aria.
Interfaccia con perno di bloccaggio: Un cuscinetto interfaccia dotato di un perno di sospensione rimovibile e regolabile in acciaio inox viene inserito in un dispositivo di bloccaggio nella parte inferiore dell’invasatura in plastica. Per rimuovere la protesi, il soggetto deve premere un pulsante rilascio del perno.
Anatomico: Le protuberanze alle estremità delle ossa, come nel ginocchio, caviglia o gomito, possono essere utilizzate per aiutare a mantenere l’invasatura aderente al moncone.
Cinture e cinghie: eventuali cinture e/o cinghie possono essere utilizzate per agganciare la protesi se il soggetto non tollera il sistema a ventosa, a suzione o a perno oppure se trova troppo difficile utilizzarli.
Componenti strutturali di una protesi d’arto
I principali componenti di una protesi sono i seguenti:
Invasatura (ricettacolo in plastica in cui è contenuto il moncone)
Appendice (mano o piede)
Articolazione (polso, gomito, spalla, caviglia, ginocchio o anca)
Modulo di connessione che collega l’appendice all’invasatura
L’invasatura è la più importante componente in quanto sostiene il corpo e trasmette la pressione e la forza derivanti dal movimento al moncone.
Per gli arti inferiori, le caviglie e ginocchia controllate con microprocessore possono fornire maggiore sicurezza, stabilità, ridotto dispendio energetico e riduzione dello stress a carico delle articolazioni adiacenti e della colonna vertebrale.
Le protesi ad energia corporea degli arti superiori richiedono la presenza di un braccio e una spalla perfettamente funzionanti per manovrare la bretella dell’ansa che controlla la mano prostetica o uncino. Le protesi mioelettriche degli arti superiori non richiedono un braccio e una spalla completamente funzionanti e utilizzano, invece, i segnali elettrici naturali dei muscoli del soggetto. Gli elettrodi nell’invasatura rilevano l’attività muscolare e trasmettono i segnali che azionano la mano, il polso e/o il gomito protesici. Non è necessario alcun altro movimento corporeo.
Aspetto delle protesi d’arto
Alcuni soggetti scelgono una protesi dall’aspetto anatomicamente naturale. I tecnici applicano un materiale morbido di schiuma di consistenza analoga al tessuto muscolare sulle componenti in plastica e metallo. Questo materiale può ridurre i danni agli indumenti e può essere plasmato per assomigliare all’arto naturale del soggetto.
Sopra alla conformazione anatomica può essere applicata cute sintetica di un colore che corrisponda a quello della cute reale del soggetto.
Alcuni soggetti, soprattutto gli atleti durante le competizioni, preferiscono eliminare la conformazione anatomica e la cute, lasciando esposte le componenti in plastica e metallo. Questo riduce il peso e consente più adattamenti che possono migliorare le prestazioni.