Idrosadenite suppurativa

DiJonette E. Keri, MD, PhD, University of Miami, Miller School of Medicine
Revisionato/Rivisto feb 2022
Visualizzazione l’educazione dei pazienti

L'idrosadenite suppurativa è un'infiammazione cronica, cicatrizzante, simile all'acne che si verifica alle ascelle, inguine, intorno al capezzolo e nella zona perianale. La diagnosi si fonda sull'esame obiettivo. Il trattamento dipende dallo stadio.

L'idrosadenite suppurativa pare essere una condizione infiammatoria cronica del follicolo pilifero e delle strutture ad esso interconnesse. L'infiammazione follicolare e la conseguente occlusione portano alla rottura del follicolo e allo sviluppo di ascessi, fistole, e cicatrici.

Si sviluppano masse gonfie e dolenti simili agli ascessi cutanei. Queste lesioni sono spesso sterili. Nei casi cronici sono caratteristici il dolore, la fluttuazione, la suppurazione e la formazione di tragitti fistolosi. Nei casi cronici può presentarsi un'infezione batterica negli ascessi profondi e nelle fistole. Nei casi cronici ascellari, la confluenza dei noduli infiammati determina la formazione di bande fibrotiche palpabili simili a corde. La condizione può diventare invalidante per il dolore e il cattivo odore.

Diagnosi dell'idrosadenite suppurativa

  • Valutazione clinica

La diagnosi di idrosadenite suppurativa si esegue mediante l'esame. Il materiale per la coltura va prelevato dagli ascessi profondi e dalle fistole nei pazienti affetti da malattia cronica, ma spesso non si trova alcun agente patogeno. Il sistema di stadiazione di Hurley descrive la gravità della malattia:

  • Fase I: formazione di ascessi, singoli o multipli, senza fistole o cicatrici

  • Fase II: ascessi ricorrenti singoli o multipli, molto distanti, con formazione di fistole o cicatrici

  • Fase III: totale o pseudototale coinvolgimento della zona o più fistole interconnesse e ascessi in tutta l'area

Trattamento dell'idrosadenite suppurativa

  • Fase I: clindamicina topica, corticosteroidi intralesionali e antibiotici per via orale

  • Fase II: cicli più lunghi di antibiotici per via orale e, talvolta, drenaggio o sbrigliamento chirurgico

  • Fase III: infliximab o adalimumab e a volte un'ampia escissione chirurgica con sutura o l'innesto cutaneo

Gli obiettivi del trattamento dell'idrosadenite suppurativa sono la prevenzione di nuove lesioni, la riduzione dell'infiammazione, e la rimozione delle fistole.

Per la malattia di Hurley allo stadio I, il trattamento topico standard comprende soluzione clindamicina 1% 2 volte/die, resorcina topica 15% crema 1 volta/die, gluconato di zinco orale (90 mg/die), i corticosteroidi intralesionali (p. es., 0,1 a 0,5 mL di triamcinolone acetonide da 5 a 10 mg soluzione/mL di 1 volta/mese), e brevi (p. es., 7-10 giorni) cicli di antibiotici per via orale. Tetraciclina (500 mg 2 volte/die), doxiciclina (da 100 a 200 mg 1 volta/die), minociclina (100 mg 1 volta/die), o eritromicina (250-500 mg 4 volte/die) sono utilizzate fino alla risoluzione delle lesioni. Il trattamento standard include un farmaco topico (p. es., sulla base della sensibilità della pelle del paziente) e un antibiotico orale; tuttavia, tutti i trattamenti possono essere utilizzati in combinazione o da soli. La cute viene lavata con perossido di benzoile.

Per la malattia di Hurley allo stadio II, il ciclo di trattamento è più lungo (p. es., da 2 a 3 mesi) usando gli stessi antibiotici per via orale utilizzati per il trattamento della malattia allo stadio I; se la risposta è incompleta, possono essere aggiunti al trattamento anche clindamicina 300 mg per via orale 2 volte/die e/o rifampicina 600 mg 1 volta/die. Nelle donne può essere utile l'aggiunta di un antiandrogeno (p. es., con estrogeni per via orale o contraccettivi orali combinati, spironolattone, ciproterone acetato, finasteride, o una combinazione di questi). L'incisione e il drenaggio possono ridurre il dolore causato dall'ascesso ma sono insufficienti per il controllo della malattia (a differenza dei comuni ascessi cutanei). Per le lesioni infiammatorie acute non eccessivamente profonde è preferibile lo sbrigliamento chirurgico (ossia, l'incisione con un punch da 5 a 7 mm seguita dallo sbrigliamento manuale e curettage o lavaggio). Le fistole devono essere scoperte e sbrigliate. I pazienti con lesioni più profonde devono essere valutati da un chirurgo plastico per valutare la necessità di un'eventuale escissione o di un innesto cutaneo.

Per la malattia Hurley alla fase III, la terapia medica e chirurgica devono essere più aggressive. L'infliximab (5 mg/kg EV settimane 0, 2 e 6) ha dimostrato efficacia sul campo nel ridurre l'infiammazione. In alternativa, può essere somministrato l'adalimumab (dose iniziale di 160 mg sottocute somministrata in 1 giorno o suddivisa in 2 giorni consecutivi, seguita da 1 dose di 80 mg sottocute il giorno 15 e dosi di mantenimento di 40 mg sottocute 1 volta/settimana a partire dal giorno 29). Retinoidi orali (isotretinoina 0,25-0,4 mg/kg 2 volte/die per 4-6 mesi o acitretina 0,6 mg/kg 1 volta/die per 9-12 mesi) hanno dimostrato efficacia in alcuni pazienti. Se la malattia persiste è spesso necessario eseguire un'escissione con ampia ricostruzione chirurgica o un innesto sulle aree colpite. La terapia ablativa laser (CO2 o erbio:YAG) è un trattamento chirurgico alternativo. Anche la depilazione laser è stata utilizzata con un successo in alcuni casi.

Le misure adiuvanti raccomandate per tutti i pazienti con idrosadenite suppurativa comprendono il mantenimento di una corretta igiene cutanea, nella riduzione al minimo dei traumi, nella fornitura di un adeguato supporto psicologico, ed evitando possibilmente le diete ad alto carico glicemico.

Punti chiave

  • Le lesioni sono di solito sterili ad eccezione di ascessi profondi e fistole nella malattia cronica.

  • L'idrosadenite suppurativa può essere molto invalidante.

  • L'idrosadenite suppurativa va trattata in base alle linee guida secondo la stadiazione di Hurley.

  • Le misure adiuvanti comprendono il mantenimento di una corretta igiene cutanea, nella riduzione al minimo dei traumi, nella fornitura di un adeguato supporto psicologico, ed evitando possibilmente le diete ad alto carico glicemico.

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