Uso di farmaci in gravidanza

DiRavindu Gunatilake, MD, Valley Perinatal Services;
Avinash S. Patil, MD, University of Arizona College of Medicine
Revisionato/Rivisto feb 2021 | Modificata nov 2021
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I fatti in Breve

Oltre il 50% delle donne assume farmaci con o senza prescrizione medica (prodotti da banco) o fa uso di droghe sociali (tabacco e alcol) o illegali durante la gravidanza, un’abitudine in aumento. In genere, durante la gravidanza non si devono assumere farmaci se non in caso di necessità, in quanto possono danneggiare il feto. Meno del 2-3% di tutti i difetti congeniti deriva da farmaci assunti per il trattamento di disturbi o sintomi.

Tuttavia, talvolta, sono indispensabili per la salute della donna e del feto. In questi casi la paziente deve consultare il medico curante o altri operatori sanitari per conoscere i rischi e i benefici derivanti dall’assunzione di tali farmaci. Prima di assumere qualsiasi farmaco (compresi quelli da banco) o integratore dietetico (come le piante medicinali) la donna in gravidanza deve, pertanto, consultare il medico curante. Quest’ultimo può raccomandare l’assunzione di vitamine e minerali consentiti.

I farmaci assunti in gravidanza raggiungono il feto principalmente attraverso la placenta, come accade per l’ossigeno e le sostanze nutritive, necessari per la crescita e lo sviluppo fetali. Tuttavia, i farmaci che non attraversano la placenta possono comunque danneggiare il feto interagendo con l’utero o la placenta.

I farmaci assunti in gravidanza possono danneggiare il feto in diversi modi:

  • Possono agire direttamente sul feto, danneggiandolo e provocando anomalie dello sviluppo (con conseguenti difetti congeniti) o la morte.

  • Possono alterare la funzione della placenta, di solito restringendo i vasi sanguigni (costrizione) e di conseguenza riducendo l’erogazione di ossigeno e sostanze nutritizie dalla madre al feto, con la conseguenza che il bambino nasca sottopeso e sottosviluppato.

  • Possono provocare la contrazione forzata dei muscoli dell’utero, e indirettamente creare lesioni all’utero riducendo l’apporto di sangue o scatenando il travaglio pretermine e il parto.

  • Inoltre possono avere effetti indiretti sul feto. Ad esempio, i farmaci che riducono la pressione sanguigna della madre possono ridurre il flusso di sangue verso la placenta e quindi l’apporto di ossigeno e sostanze nutritive al feto.

Modalità di attraversamento placentare dei farmaci

Una parte dei vasi sanguigni fetali è contenuta in sottili estroflessioni similcapellute (villi) della placenta che si prolungano nella parete dell’utero. Il sangue materno attraversa lo spazio che circonda i villi (spazio intervilloso). Solo una sottile membrana (barriera placentare) separa il sangue della madre, nello spazio intervilloso, dal sangue fetale, nei villi. I farmaci presenti nel sangue materno attraversano questa membrana e passano nei vasi sanguigni dei villi e, attraverso il cordone ombelicale, raggiungono il feto.

Gli effetti di un farmaco sul feto dipendono da

  • Lo stadio di sviluppo del feto

  • La concentrazione e la dose del farmaco

  • La permeabilità della placenta (la facilità con cui le sostanze la attraversano)

  • Il corredo genetico della madre, che influisce sulla quantità di farmaco attivo e disponibile

  • Altri fattori correlati alla madre (per esempio, se la madre vomita potrebbe non assorbire la stessa quantità di farmaco, pertanto il feto è esposto a una quantità inferiore dello stesso)

Tabella

Fino a poco tempo fa, l’Ente preposto al controllo di alimenti e farmaci (Food and Drug Administration, FDA), classificava i farmaci in cinque categorie in base al grado di rischio per il feto, in caso di uso in gravidanza. I farmaci erano classificati a partire da quelli con rischio minimo fino a quelli altamente tossici, che non dovrebbero mai essere usati dalle donne in gravidanza perché causano gravi difetti congeniti. Un esempio di farmaco altamente tossico è la talidomide. Questa sostanza causa un grave sottosviluppo delle braccia e delle gambe e malformazioni intestinali, cardiache e vascolari nei bambini nati da donne che lo assumono durante la gravidanza.

Il sistema di classificazione della FDA si basava per la maggior parte sulle informazioni di studi condotti negli animali, che spesso non sono applicabili all’uomo. Per esempio, alcuni farmaci (come la meclizina) causano malformazioni congenite negli animali, ma tali effetti non sono stati osservati nell’uomo. L’assunzione di farmaci per la nausea e il vomito durante la gravidanza non sembra aumentare il rischio di avere un bambino con difetti congeniti. Il sistema di classificazione era basato molto meno spesso su studi ben disegnati condotti in donne in gravidanza, dato che gli studi di questo tipo sono molto pochi. Pertanto, l’applicazione del sistema di classificazione in situazioni specifiche era difficile.

A causa di questo problema, la FDA ha eliminato le cinque categorie di rischio La FDA prescrive invece ora che il foglietto illustrativo del farmaco includa maggiori informazioni sul rischio dell’assunzione di qualsiasi farmaco durante la gravidanza. Queste informazioni includono le seguenti:

  • I rischi dell’assunzione del farmaco durante la gravidanza e l’allattamento

  • Le evidenze che hanno identificato tali rischi

  • Informazioni per aiutare gli operatori sanitari a decidere se il farmaco debba essere utilizzato durante la gravidanza e aiutarli a spiegare rischi e benefici del farmaco alla gestante

Normalmente gli operatori sanitari seguono una regola generale:

  • Valutano la somministrazione di un farmaco a una donna in gravidanza per il trattamento di un disturbo solo quando il possibile beneficio supera i rischi noti.

Spesso è possibile usare un farmaco più sicuro al posto di un altro potenzialmente dannoso in gravidanza. Per la profilassi antitrombotica, si preferisce l’eparina al warfarin. Sono inoltre disponibili molti antibiotici sicuri, come la penicillina, per curare le infezioni.

Alcuni farmaci possono provocare conseguenze dopo la sospensione. Ad esempio, l’isotretinoina, utilizzata nelle patologie della cute, si accumula nel tessuto adiposo sottocutaneo e viene rilasciata lentamente, quindi può provocare difetti congeniti se la donna ha una gravidanza entro due settimane dalla sua sospensione. Per questa ragione si consiglia alle donne di aspettare almeno 3-4 settimane dopo la sospensione del farmaco prima di iniziare una gravidanza.

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Vaccini durante la gravidanza

L’immunizzazione è efficace sia nelle donne in gravidanza sia in quelle che non lo sono.

I vaccini che contengono virus vivi (come il vaccino per la rosolia e il vaccino per la varicella) non vengono somministrati in caso di gravidanza certa o presunta.

Altri vaccini (come quelli per colera, epatite A, epatite B, peste, rabbia, difterite e febbre tifoide) sono somministrati durante la gravidanza solo in caso di rischio considerevole di sviluppare quella particolare infezione e se il rischio di effetti collaterali del vaccino è basso.

Tuttavia, tutte le donne nel 2° o 3° trimestre di gravidanza durante la stagione influenzale dovrebbero ricevere il vaccino contro il virus influenzale.

Tutte le donne dovrebbero ricevere il vaccino anti-tetano-difterite-pertosse (Tdap), preferibilmente tra la 27a e la 36a settimana di ogni gravidanza. Questo vaccino protegge contro la pertosse (tosse canina).

I CDC raccomandano la vaccinazione anti-COVID-19 per tutti i soggetti a partire dai 5 anni di età, comprese le persone in gravidanza, allattamento, che cercano di iniziare una gravidanza, oppure potrebbero avere una gravidanza in futuro. L’evidenza sulla sicurezza e l’efficacia della vaccinazione anti-COVID-19 durante la gravidanza è andata crescendo. Questi dati suggeriscono che i benefici di ricevere un vaccino anti-COVID-19 superano qualsiasi rischio noto o potenziale della vaccinazione durante la gravidanza. (Vedere anche CDC: Vaccini anti-COVID-19 durante la gravidanza e l’allattamento.)

Farmaci per trattare le malattie cardiovascolari durante la gravidanza

In caso di ipertensione precedente alla gravidanza o che si sviluppa durante la gravidanza, può essere necessaria la somministrazione di farmaci che riducono la pressione arteriosa (antipertensivi). Entrambi i tipi di ipertensione aumentano il rischio di problemi sia per la donna (preeclampsia) sia per il feto (vedere la pagina Ipertensione in gravidanza). Tuttavia, gli antipertensivi possono ridurre notevolmente la perfusione placentare, a causa di una riduzione troppo rapida della pressione. Pertanto, le donne in gravidanza che devono assumere questi farmaci vengono strettamente monitorate.

Vari tipi di antipertensivi, come gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE) e i diuretici tiazidici, non sono solitamente prescritti alle donne in gravidanza. Questi farmaci possono creare gravi problemi al feto, come danno renale, crescita non adeguata prima del parto (restrizione della crescita) e difetti congeniti. Anche lo spironolattone non viene prescritto alle donne in gravidanza. Questo farmaco può provocare lo sviluppo di caratteristiche femminili in un feto maschile.

La digossina, usata nel trattamento dell’insufficienza cardiaca e di alcune aritmie cardiache, attraversa facilmente la placenta. Tuttavia, alla dose normale la digossina non influisce generalmente in modo significativo sul bambino prima o dopo la nascita.

Antidepressivi in gravidanza

Gli antidepressivi, specialmente gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), come la paroxetina, sono comunemente utilizzati in gravidanza, specialmente perché il 7-23% circa delle donne in gravidanza soffre di depressione. In questi casi i benefici del trattamento di solito superano i rischi.

Sembra che la paroxetina aumenti il rischio di difetti cardiaci congeniti, quindi le donne che fanno uso di paroxetina devono sottoporsi a ecocardiografia per valutare il cuore del feto. Altri SSRI invece non aumentano questo rischio.

Se una donna in gravidanza assume antidepressivi, il neonato può manifestare sintomi di astinenza (come irritabilità e tremori) dopo il parto. Per prevenire tali sintomi, i medici riducono gradualmente la dose dell’antidepressivo nel 3° trimestre e lo sospendono prima del parto. Tuttavia, se i sintomi depressivi sono significativi o se peggiorano con la riduzione della dose, è opportuno riprendere la terapia. La depressione durante la gravidanza può determinare la depressione post-partum, che comporta una grave alterazione dell’umore della donna e necessita di trattamento.

Farmaci antivirali durante la gravidanza

Alcuni farmaci antivirali (come zidovudina e ritonavir per l’infezione da HIV) sono utilizzati in sicurezza durante la gravidanza da molti anni. Alcuni farmaci antivirali possono tuttavia provocare problemi al feto. Per esempio, alcune evidenze suggeriscono che se alcuni regimi per l’HIV che prevedono una combinazione di farmaci antivirali vengono somministrati durante il primo trimestre, può aumentare il rischio di labioschisi e palatoschisi.

Se una donna in gravidanza contrae la COVID-19, l’équipe terapeutica deve valutare i rischi e i benefici per la donna e quindi decidere se usare remdesivir per trattare la COVID-19. Generalmente gli specialisti raccomandano che dubbi teorici sulla sicurezza di remdesivir durante la gravidanza non debbano prevenirne l’uso nelle donne in gravidanza. Esistono pochi dati sugli effetti di remdesivir sul feto.

Se una donna in gravidanza contrae l’influenza, deve consultare un medico il prima possibile, poiché il trattamento dell’influenza entro 48 ore dall’inizio dei sintomi è più efficace. Tuttavia, il trattamento in qualsiasi momento durante l’infezione riduce il rischio di complicanze gravi. Non sono stati condotti studi ben progettati su zanamivir e oseltamivir nelle donne in gravidanza. Molti studi basati sull’osservazione indicano tuttavia che il trattamento delle donne in gravidanza con zanamivir e oseltamivir non aumenta il rischio di effetti nocivi. Le informazioni circa l’uso di altri farmaci per l’influenza durante la gravidanza sono scarse o assenti.

Aciclovir, assunto per via orale o applicato alla pelle, sembra sicuro in gravidanza.

Sostanze stupefacenti ricreative durante la gravidanza

Fumo di sigaretta (tabacco) durante la gravidanza

Sebbene il fumo di sigaretta sia dannoso per la madre e per il feto, solo il 20% delle fumatrici smette di fumare in gravidanza.

L’effetto più consistente del fumo durante la gravidanza è

Più la donna fuma in gravidanza, più basso sarà il peso del bambino. Il peso medio alla nascita dei bambini nati da donne fumatrici è ridotto di 170 grammi rispetto a quello dei bambini nati da donne non fumatrici.

Le malformazioni genetiche a livello cardiaco, cerebrale e facciale sono più frequenti nei bambini di donne fumatrici rispetto agli altri.

Inoltre, può aumentare il rischio dei seguenti problemi:

Inoltre, i bambini delle donne che fumano presentano deficit lievi, ma rilevabili, dell’accrescimento fisico e dello sviluppo intellettuale e comportamentale. Si ritiene che questi effetti siano provocati dal monossido di carbonio e dalla nicotina. Il monossido di carbonio può ridurre l’apporto di ossigeno ai tessuti. La nicotina stimola il rilascio di ormoni che restringono i vasi che irrorano l’utero e la placenta, riducendo l’apporto di ossigeno e nutrimento al feto.

A causa dei possibili effetti dannosi del fumo sul feto, le donne dovrebbero impegnarsi a non fumare durante la gravidanza, discutendo delle strategie con il medico.

Devono altresì evitare l’esposizione al fumo passivo, che può ugualmente danneggiare il feto.

Alcol durante la gravidanza

Il consumo di alcol in gravidanza è la principale causa nota di malformazioni congenite. Poiché la quantità di alcol necessaria per provocare la sindrome fetale alcolica è sconosciuta, si consiglia alle donne in gravidanza di astenersi dall’assumere alcol sia in modo regolare che ubriacandosi. Evitare del tutto l’alcol è ancora più sicuro.

Il rischio di aborto spontaneo è almeno raddoppiato nelle donne che fanno uso di alcol in gravidanza in qualsiasi forma, soprattutto in grandi quantità.

Spesso, il peso alla nascita di bambini nati da donne che consumano alcol in gravidanza è notevolmente inferiore rispetto al normale. Il peso medio alla nascita è pari a circa 1,8 kg nei bambini esposti a quantità alcoliche significative, rispetto ai circa 3,2 kg dei neonati in generale. I bambini nati da madri che hanno assunto alcol in gravidanza, non riescono a crescere in modo adeguato e hanno maggiori probabilità di morire subito dopo il parto.

La sindrome alcolica fetale è una delle complicanze più gravi dell’alcolismo in gravidanza. Sono sufficienti tre bicchieri di alcol al giorno per causarla, e si manifesta in circa 2 nati vivi su 1.000. La sindrome include quanto segue:

I neonati o i bambini figli di donne che hanno fatto uso di alcol in gravidanza possono presentare gravi problemi comportamentali, come il comportamento antisociale e il disturbo da deficit di attenzione/iperattività. Tali problemi possono comparire anche quando il bambino non presenta evidenti malformazioni congenite.

Sapevate che...

  • La principale causa nota di malformazioni congenite è il consumo di alcol in gravidanza.

Caffeina in gravidanza

Non è chiaro se il consumo di caffeina in gravidanza danneggi il feto. I dati sembrano suggerire che il consumo moderato di caffeina (ad esempio una tazza al giorno) in gravidanza rappresenti un rischio modesto o nullo per il feto.

La caffeina, contenuta in caffè, tè, alcune bibite, cioccolato e in alcuni farmaci, è una sostanza stimolante che attraversa rapidamente la placenta, raggiungendo il feto.

Alcuni dati indicano che l’assunzione di almeno sette tazze di caffè al giorno aumenta il rischio di morte in utero, parto prematuro, basso peso alla nascita o aborto spontaneo.

Alcuni specialisti invitano a limitare il consumo di caffè e, se possibile, ad assumere bevande decaffeinate.

Aspartame in gravidanza

L’aspartame, un dolcificante artificiale, sembra sicuro in gravidanza se consumato in piccole quantità, come quelle contenute nei cibi e nelle bevande zuccherate artificialmente. Per esempio, le donne in gravidanza dovrebbero consumare non più di 1 litro di bevande a zero calorie al giorno.

Le donne in gravidanza affette da fenilchetonuria, un disturbo insolito, non dovrebbero assumere aspartame.

Sostanze illecite durante la gravidanza

L’uso di droghe in gravidanza (in particolare gli oppiacei) può dar luogo a complicanze e a gravi problemi di sviluppo fetale e del neonato. Inoltre, in gravidanza, l’iniezione di droghe aumenta il rischio di infezioni che possono colpire il feto direttamente oppure mediante trasmissione materna. Queste infezioni includono epatite e infezione da HIV (compresa l’AIDS). Inoltre, è più probabile uno sviluppo fetale inadeguato e i parti pretermine sono più frequenti.

Anfetamine in gravidanza

L’uso di anfetamine in gravidanza può causare malformazioni congenite, soprattutto a livello cardiaco, e possibilmente crescita inadeguata prima della nascita.

Bath salts (droga del cannibale) durante la gravidanza

I bath salts fanno riferimento a una famiglia di nuove droghe (designer drug) prodotte a partire da varie sostanze simili alle anfetamine. Sempre più donne in gravidanza ne fanno uso.

Si tratta di droghe che causano il restringimento dei vasi sanguigni del feto riducendo le quantità di ossigeno che lo alimentano.

Queste sostanze aumentano il rischio di:

Cocaina durante la gravidanza

La cocaina durante la gravidanza può provocare il restringimento (costrizione) dei vasi sanguigni che irrorano l’utero e la placenta. Conseguentemente, al feto arrivano meno ossigeno e meno nutrienti.

Nelle donne che fanno uso regolare di cocaina, aumenta il rischio di:

Rimane tuttavia da chiarire se sia la cocaina la causa di tali problemi o altri fattori di rischio comuni nelle donne che ne fanno uso. Fra questi fattori vi sono il fumo di sigaretta, l’uso di altre droghe illegali, mancanza di assistenza prenatale e povertà.

Allucinogeni durante la gravidanza

Gli allucinogeni possono, a seconda della sostanza, aumentare il rischio di:

Gli allucinogeni più comuni sono metilenediossimetanfetamina (MDMA, o Ecstasy), Roipnol, ketamina, metanfetamina e LSD (dietilamide dell’acido lisergico).

Marijuana in gravidanza

Non è chiaro se il consumo di marijuana in gravidanza procuri danni al feto. Il principale ingrediente della marijuana, il tetraidrocannabinolo, può attraversare la placenta e, pertanto, colpire il feto. Tuttavia l’uso di piccole quantità di marijuana non sembra aumentare il rischio di difetti congeniti o rallentare la crescita del feto.

La marijuana non causa problemi comportamentali nel neonato a meno che non se ne faccia un uso eccessivo in gravidanza.

Oppioidi durante la gravidanza

Gli oppioidi sono usati per alleviare il dolore, ma causano anche un esagerato senso di benessere e, se usati in dosi eccessive, dipendenza e assuefazione.

Gli oppioidi, tra cui eroina, metadone e morfina, attraversano facilmente la placenta; di conseguenza, il feto può diventarne dipendente e può presentare sintomi di astinenza da sei ore a otto giorni dopo la nascita. Tuttavia, l’utilizzo di oppiacei raramente è causa di malformazioni congenite.

L’uso di oppioidi durante la gravidanza aumenta il rischio di complicanze, tra cui

I bambini di donne eroinomani sono più frequentemente piccoli.

Farmaci usati durante il travaglio e il parto

I farmaci utilizzati per alleviare il dolore durante la gravidanza (come anestetici locali e oppioidi) di solito attraversano la placenta e possono avere effetti sul neonato, ad esempio deprimendone il respiro. Pertanto, se fosse necessario utilizzarli durante il travaglio, dovranno essere somministrati alla dose minima efficace.