Trapianto di cellule delle isole pancreatiche

DiMartin Hertl, MD, PhD, Rush University Medical Center
Revisionato/Rivisto ago 2022
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Il trapianto di cellule delle isole pancreatiche consiste nell’asportazione chirurgica del pancreas da un soggetto deceduto recentemente, nella separazione delle cellule delle isole pancreatiche e nella loro successiva iniezione in un soggetto con diabete grave il cui pancreas non produce più insulina a sufficienza.

(Vedere anche Panoramica sui trapianti)

Le cellule insulari sono le cellule del pancreas che producono insulina, l’ormone responsabile del controllo dei livelli glicemici. Il trapianto di cellule delle isole pancreatiche può rappresentare un’opzione per i diabetici il cui pancreas non è in grado di produrre insulina a sufficienza.

Il trapianto di cellule delle isole pancreatiche è una procedura più semplice e sicura del trapianto di pancreas e circa il 75% dei riceventi di queste cellule insulari non ha più bisogno di insulina 1 anno dopo il trapianto e può non averne bisogno per molti anni. Il successo a lungo termine del trapianto di cellule insulari non è tuttavia ancora stato dimostrato.

Procedura

Le cellule delle isole pancreatiche possono essere asportate dal pancreas di un donatore deceduto. Queste cellule vengono quindi trapiantate iniettandole in una vena che confluisce al fegato. Le cellule delle isole pancreatiche si depositano nei vasi di piccolo calibro del fegato, dove possono vivere e produrre insulina. Talvolta vengono eseguite due o tre infusioni, che richiedono due o tre donatori deceduti. Per ridurre il rischio di rigetto è necessario l’uso di farmaci per inibire il sistema immunitario (immunosoppressori), compresi i corticosteroidi.

In alcune persone, l’asportazione del pancreas è necessaria a causa di malattie come la pancreatite cronica. Tali individui diventano quindi diabetici, anche se non lo erano in precedenza. Dopo l’asportazione del pancreas, talvolta i medici raccolgono le cellule insulari del pancreas del paziente. Queste cellule possono quindi essere reimpiantate nello stesso paziente (trapianto autologo) e dato che sono proprie del paziente non sono necessari immunosoppressori.

Complicanze

Perfino con adeguata compatibilità tissutale, gli organi e i tessuti trapiantati, diversamente dal sangue trasfuso, vengono solitamente rigettati, a meno che non si adottino delle misure per prevenire il rigetto. Il rigetto scaturisce da un attacco del sistema immunitario del ricevente all’organo trapiantato, che il sistema immunitario riconosce come materiale estraneo. Il rigetto può essere lieve e facile da controllare, oppure grave, con conseguente distruzione dell’organo trapiantato.

Può verificarsi il rigetto. I medici lo rilevano misurando nel sangue i livelli di enzimi digestivi prodotti nel pancreas e di zucchero (glicemia) e di una proteina denominata emoglobina A1C (come per il diabete).

Altre complicanze derivano dalla procedura e comprendono emorragie e formazione di coaguli di sangue nella vena che porta il sangue al fegato (vena porta).