Principi della terapia antitumorale

DiRobert Peter Gale, MD, PhD, DSC(hc), Imperial College London
Revisionato/Rivisto set 2022
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I fatti in Breve

    La terapia antitumorale è uno degli aspetti più complessi dell’assistenza medica. Coinvolge un’equipe di vari medici che operano in collaborazione fra loro (per esempio, medici di base, ginecologi o altri specialisti, oncologi medici, radioterapisti oncologici, chirurghi e patologi) e molti altri operatori sanitari (quali infermieri, radioterapisti, fisioterapisti, assistenti sociali e farmacisti).

    Il trattamento prevede di prendere in considerazione il tipo di tumore, compresi la sede, lo stadio (quanto è grande e diffuso il tumore) e le caratteristiche genetiche, nonché le caratteristiche specifiche del soggetto da trattare.

    Le decisioni inerenti il trattamento prendono in considerazione anche altri fattori, tra cui

    • La probabilità di guarire o di prolungare la vita quando la guarigione non è possibile

    • L’effetto del trattamento sui sintomi

    • Gli effetti collaterali del trattamento

    • La volontà del soggetto

    Le persone sottoposte a terapia antitumorale sperano di ottenere il risultato migliore e di vivere il più a lungo possibile con la migliore qualità di vita. Le persone, però, devono essere consce del fatto che il trattamento comporta dei rischi. Dovrebbero discutere dei loro desideri in merito alle cure mediche con tutti i medici da cui sono seguite, prendendo parte alle decisioni in merito al trattamento (e indicare preventivamente per iscritto la propria volontà).

    Al momento della diagnosi, il trattamento mira ad asportare completamente, se possibile, il tumore (attraverso un unico trattamento o un’associazione di chirurgia, radioterapia, chemioterapia e, talvolta, altri trattamenti antitumorali). Il trattamento, talvolta, mira anche a eliminare le cellule tumorali in altre parti del corpo, anche quando non vi è alcun segno di tali cellule.

    Perfino nel caso in cui non sia possibile guarire la malattia, i sintomi spesso possono essere alleviati da un trattamento che migliora la qualità della vita (terapia palliativa). Per esempio, se un tumore non può essere rimosso chirurgicamente, la radioterapia può ridurne le dimensioni, attenuando temporaneamente il dolore e i sintomi dovuti all’interessamento dei tessuti vicini (sintomi locali).

    Data la complessità dei vari trattamenti, sono stati sviluppati approcci terapeutici specifici, definiti protocolli di trattamento, al fine di garantire alle persone la terapia più efficace e sicura. I protocolli di trattamento fanno sì che le persone possano ricevere un approccio standard alla cui base vi sono precisi esperimenti scientifici. I protocolli generalmente vengono creati e affinati mediante le sperimentazioni cliniche. Grazie alla sperimentazione clinica, i medici possono confrontare nuovi farmaci e combinazioni terapeutiche con i trattamenti standard per stabilire se tali nuovi trattamenti siano più efficaci. Alle persone affette da tumore viene spesso offerta l’opportunità di partecipare a tali sperimentazioni, ma non tutti i soggetti con tumore sono idonei alla partecipazione a una sperimentazione clinica.

    Risposta al trattamento antitumorale

    Una risposta completa (remissione) si manifesta quando un tumore scompare per un certo periodo di tempo dopo il trattamento. I medici controllano regolarmente i soggetti che sono in trattamento o stati trattati per il tumore. Tali controlli consistono solitamente in esami di diagnostica per immagini ed esami di laboratorio per monitorare la risposta del tumore al trattamento e per identificare rapidamente un tumore qualora questo si ripresenti.

    Alcuni tumori secernono proteine rilevabili nel flusso sanguigno. Queste sostanze sono chiamate marcatori tumorali. Un esempio è costituito dal PSA, l’antigene prostatico specifico. I livelli di PSA aumentano negli uomini affetti da tumore della prostata. La maggior parte dei marcatori tumorali non è abbastanza specifica per essere utilizzata nello screening (test per la rilevazione del tumore prima della comparsa dei sintomi) o nella diagnosi del tumore, poiché la presenza di queste sostanze nel sangue può essere determinata da una serie di disturbi diversi dal tumore. I marcatori tumorali (come il PSA e l’antigene tumorale CA 125 del carcinoma ovarico) possono aiutare i medici a valutare la risposta di una persona al trattamento. Se il marcatore tumorale era presente prima del trattamento, ma è assente in un campione di sangue prelevato dopo il trattamento, questo è stato probabilmente efficace. Se inizialmente scompare e in seguito ricompare, probabilmente il tumore si è ripresentato.

    La guarigione è chiaramente l’esito migliore. Guarire significa che tutte le tracce del tumore scompaiono senza lasciare traccia, per non ripresentarsi durante il lungo periodo di osservazione. Nel caso di alcuni tipi di tumore, i medici parlano di guarigione se le persone rimangono libere dalla malattia per 5 anni o più. Con altre forme, è necessario un periodo più lungo, prima che il soggetto sia considerato guarito.

    In caso di risposta parziale, la dimensione o la diffusione del tumore (ad esempio, come rilevata da esami di diagnostica per immagini quali radiografia, tomografia computerizzata [TC] e tomografia a emissione di positroni [PET]) si è ridotta di oltre la metà, anche se il tumore rimane visibile negli studi di diagnostica per immagini. Le persone che rispondono parzialmente presentano normalmente meno sintomi e possono avere un prolungamento della sopravvivenza, anche se il tumore si riforma nella maggior parte dei casi. La durata della risposta è valutata in base al tempo che intercorre tra la comparsa di risposta parziale e il momento in cui il tumore inizia ad aumentare di dimensioni e a diffondersi di nuovo.

    In alcune persone, il trattamento non produce né una risposta completa né una parziale, ma il tumore non aumenta né si diffonde e la persona può non avvertire nuovi sintomi per un lungo periodo di tempo. Anche una risposta di questo tipo è considerata positiva. In caso di risposta negativa, il tumore continua a crescere di dimensioni o a diffondersi in nuove sedi nonostante il trattamento.

    La recidiva si manifesta quando un tumore che era completamente scomparso, si ripresenta.

    L’intervallo libero da malattia è l’intervallo che intercorre tra la completa scomparsa del tumore e il suo ripresentarsi.

    Il tempo di sopravvivenza totale è l’intervallo di tempo dalla diagnosi di tumore al momento del decesso.

    Alcuni tipi di tumore, come il cancro della mammella o i linfomi (tumori dei linfonodi) vengono denominati responsivi in quanto tendono a rispondere bene alla chemioterapia o alla radioterapia. Altri tumori, come quello al pancreas o al cervello vengono chiamati resistenti in quanto la maggior parte non risponde alla chemioterapia o alla radioterapia. Alcuni tumori, come molti di quelli che interessano il tratto digestivo e i polmoni, spesso rispondono inizialmente alla chemioterapia ma, successivamente, sviluppano resistenza. I tumori metastatici (tumori che si sono diffusi ad altre sedi) sono in gran parte incurabili.